Estero

Nel mondo è razzia di sabbia. Danni per l'ambiente

Sottratte da spiagge e fiumi 40-50 miliardi di tonnellate l'anno. L'Onu lancia un grido d'allarme

13 maggio 2019
|

La domanda mondiale di sabbia e di ghiaia, dovuta all'accresciuta urbanizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture, è arrivata a 40-50 miliardi di tonnellate l'anno: una quantità enorme, con un aumento del 5,5 per cento annuo, che viene sottratta a spiagge e fiumi e la cui estrazione danneggia gravemente l'ambiente.

Lo sottolinea un rapporto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) che rileva come il depauperamento di questi elementi nell'ambiente sta provocando inquinamento, inondazioni, abbassamento delle falde acquifere e un peggioramento della siccità.

Il rapporto 'Sabbia e sviluppo durevole. Nuove soluzioni per le risorse ambientali mondiali' mostra come i modelli di consumo dovuti alla crescita demografica, all'urbanizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture hanno triplicato la domanda di sabbia negli ultimi decenni. L'estrazione di sabbia, oltre alla costruzione di dighe, hanno, dunque, ridotto l'apporto di sedimenti fluviali a molte zone costiere, con conseguente riduzione del deposito nei delta dei fiumi e accelerazione dell'erosione delle spiagge.

''Noi spendiamo il nostro 'budget' di sabbia molto più velocemente di quanto si possa ricreare - ha dichiarato commentando il rapporto la Direttrice esecutiva del programma Onu per l'ambiente Joyce Msuya -. Migliorando la governance delle risorse mondiali di sabbia, possiamo gestire meglio questa risorsa essenziale in modo sostenibile e dimostrare che le infrastrutture e la natura possono convivere''.

Secondo la relazione, la sabbia e la ghiaia sono la seconda risorsa più importante estratta e commercializzata dopo l'acqua. Attualmente l'estrazione e l'utilizzazione della sabbia sono regolamentate a livello locale, non hanno dunque le stesse regole e le regioni più ricche di questo elemento e dunque importanti per la biodiversità e gli ecosistemi sono spesso le più vulnerabili per quanto riguarda l'applicazione delle norme. Con l'aumento della domanda, inoltre, cresce l'estrazione non sostenibile e illegale di sabbia negli ecosistemi marini, costieri e d'acqua dolce.

La mancanza di una regolamentazione uniforme dell'estrazione di sabbia porta poi a problemi transfrontalieri: i predatori superano i confini nazionali per razziare laddove le regole sono meno drastiche o meno applicate. Ai danni per l'ambiente si sommano poi le implicazioni sociali. La razzia di sabbia dalle spiagge mette, ad esempio, in pericolo lo sviluppo dell'industria turistica locale. Mentre la rimozione della sabbia dai fiumi e dalle foreste di mangrovie porta ad una diminuzione delle popolazioni di granchi che qui vivono e colpisce gravemente le donne il cui sostentamento dipende dalla raccolta di questi crostacei.

Il rapporto sottolinea dunque che per rispondere alle esigenze di sabbia e ghiaia di un mondo con 10 miliardi di abitanti senza nuocere all'ambiente servirà una politica, una pianificazione una regolamentazione e una gestione efficace.

La relazione, destinata a essere un punto di partenza per un dibattito globale sull'utilizzo della sabbia, per frenare l'estrazione irresponsabile e illegale, suggerisce di adattare le norme esistenti e le migliori pratiche alle circostanze nazionali, di investire nella misurazione, nel monitoraggio e nella pianificazione della produzione e del consumo di sabbia, e di instaurare un dialogo tra gli attori chiave sulla base di trasparenza e responsabilità.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE