Estero

Il ritorno del vecchio zio Joe

L'ex vicepresidente Biden torna in corsa per la Casa Bianca. Da dove viene, e cosa significa per i Dem

((Keystone))
25 aprile 2019
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L’erede di Obama. Sta tutto qui il ‘piano di marketing’ con il quale Joe Biden mira a tornare alla Casa Bianca. Ieri l’ex vicepresidente ha ufficializzato il suo ingresso nelle primarie con un breve video. Ha evitato prese di posizione sui temi cruciali del dibattito democratico – sanità, immigrazione, economia... –, preferendo partire da un cupo episodio di storia recente: la marcia dei suprematisti bianchi a Charlottesville, Virginia, nel 2017.

All’epoca i teppisti neonazi caricarono chi li contestava, e ci scappò il morto. Donald Trump, osservando i due fronti, disse che “c’è bravissima gente da entrambe le parti”. Fu allora che Biden capì, o almeno così racconta, che quella con il presidente era “una battaglia per l’anima della nazione” e che “non potevo restare in disparte”. (Per la cronaca, Trump ha reagito al video sbadigliando su Twitter un sarcastico augurio a “sleepy Joe”, Joe il dormiglione).

Ripartire da Charlottesville significa ripartire dal primo presidente afroamericano, che per ora ha elogiato, ma non esplicitamente appoggiato Biden. E rivendicare la prosecuzione di un approccio centrista alla lotta contro Trump. Biden sa bene che le sue possibilità di vittoria – per ora i sondaggi lo danno davanti a tutti, ma è presto – passano da quelle auguste memorie. Ma anche dalla capacità di profilarsi come il candidato giusto per riconquistare l’elettorato bianco e operaio del Midwest, tradizionalmente Dem, ma sfuggito a Hillary Clinton nel 2016. Come dire: va bene la gioventù radicale, le Ocasio-Cortez e i Beto O’Rourke, ma nella Rust belt funziona meglio il vecchio zio Joe. E i suoi robusti finanziatori.

Proprio l’età di Biden – 76 anni – sarà un bel problema in una corsa affollata da più giovani ed energiche promesse (lo stesso O’Rourke, la senatrice californiana Kamala Harris e altri 17 sfidanti); anche se pure il fronte ‘socialista’, allo stato attuale, è dominato dal 77enne Bernie Sanders. Nessuno, peraltro, è mai entrato alla Casa Bianca passati i 70 anni (il record di Reagan e Trump).

Un altro punto debole di Biden è la fama di persona incerta su temi quali l’aborto, i diritti civili e le guerre mediorientali (vedi accanto). Incorreggibile gaffeur, non lo aiutano neanche le critiche di alcune donne che ultimamente lo hanno descritto come troppo intimo nei contatti fisici. Niente di grave, per ora: ma gli avversari stanno già lavorando duro per trasformare ‘sleepy Joe’ in ‘creepy Joe’, Joe il viscido.

Starà ai sostenitori Dem decidere cosa preferiscono: se candidati più grintosi, ma anche più profilati a sinistra, oppure un emblema dei cari vecchi tempi, rassicurante, ma forse sorpassato.

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Il personaggio – Una vita da Numero 2

Primo di quattro figli, famiglia cattolica – madre d’origine irlandese, padre piccolo imprenditore male in arnese – Joseph Robinette Biden nasce nel 1942 a Scranton, simbolo del declino della Pennsylvania operaia nei primi anni 50. A undici anni si trasferisce in Delaware. La sua carriera politica inizia presto a intrecciarsi con la sua attività di giurista, ma anche con una serie di gravi lutti: nel 1972 perde la prima moglie e una figlia in un incidente stradale; nel 2015, mentre è ancora vicepresidente, suo figlio Beau muore a 46 anni per un tumore al cervello.

Dal 1973 al 2009 è senatore federale per il Delaware, con incarichi prestigiosi: presidente del comitato giudiziario e di quello per gli Affari esteri. Nel 1988 e nel 2008 si candida alle primarie, ma se ne accorgono in pochi. L’occasione arriva quando Obama lo sceglie come vicepresidente, carica che ricopre dal gennaio 2009 al gennaio 2017.

All’epoca, molti leggono in Obama l’intenzione di prendersi una copia sbiadita dello sfidante John McCain (pelle e capelli bianchi, esperienza nelle relazioni internazionali). Una mossa che riporta la vicepresidenza in quell’oscurità che nella storia Usa è sempre stata la norma, prima che il potente Dick Cheney invertisse i ruoli di fronte all’inetto Bush Jr. Biden interpreta perfettamente il ruolo di spalla, rivelando un misto di autoironia e calore umano che gli fruttano il soprannome di ‘zio Joe’. 

Negli anni le sue opinioni si spostano a sinistra in ambito economico, pur senza radicalismi: salario minimo a 15 dollari, college statali gratuiti. Stesso discorso per il sostegno a Obamacare e alle assicurazioni sociali, oltre alla lotta al cambiamento climatico (introduce lui il primo disegno di legge in materia, nel 1986). Cambia idea più volte sul diritto all’aborto, che ora difende. Si oppone alla guerra in Iraq di Bush padre, ma sostiene quella del figlio. Nel 1988 appoggia una legge antidroga che aumenta le pene per i reati legati al crack. Nel 1994 supporta il ‘Violent Crime Control and Law Enforcement Act’, che contribuirà enormemente alla carcerazione di massa in America, specie fra gli afroamericani. Nel 2019 se ne pente.

 

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