Estero

Scienziati resuscitano cervelli di maiali

Gli animali erano morti alcune ore prima; l'esperimento è stato svolto da un gruppo di Yale

Ti-press
17 aprile 2019
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Nonostante la morte fosse avvenuta alcune ore prima, i cervelli di 32 maiali sono tornati a essere vitali grazie a una tecnica che ripristina la circolazione del sangue e le funzioni cellulari, fino a formare delle sinapsi. Il risultato è pubblicato sulla rivista Nature, che gli ha dedicato la copertina, e si deve al gruppo dell'Università di Yale coordinato da Nenad Sestan. Primi autori sono Zvonimir Vrselja e Stefano G. Daniele, ha collaborato l'italiana Francesca Talpo, che lavora fra Yale e Università di Pavia.

Proprio Francesca Talpo ha notato anche una debolissima attività elettrica legata però alle singole cellule e non globale: l'elettroencefalogramma resta piatto e non si può parlare di alcun risveglio della coscienza. E' piuttosto il giro di boa verso la possibilità di poter studiare il cervello di mammiferi complessi dopo la morte, senza che i tessuti si degradino rapidamente.

Adesso diventa possibile studiare le malattie neurodegenerative con un dettaglio mai visto e sperimentare farmaci per combattere i danni cerebrali provocati dalla carenza di ossigeno. Certamente ci si chiede come stia cambiando il confine tra vivente e non vivente, ma i ricercatori si muovono lungo questa strada insidiosa con molta prudenza e un continuo dialogo con i comitati etici.

Una prima fuga di notizie sull'esperimento c'era stata nel 2018, quando sui giornali si cominciò a parlare di 'maiali zombie', ma solo adesso sono stati pubblicati i dati.

Secondo Sestan, in futuro la stessa tecnologia "potrebbe essere utilizzata per terapie contro i danni provocati dall'ictus". Di certo, ha aggiunto, questo primo risultato indica che "la capacità dei cervelli dei grandi mammiferi di ripristinare la microcircolazione e l'attività molecolare e cellulare è stata sottovalutata".

L'esperimento è stato condotto su 32 cervelli di maiale ottenuti da macelli con lo strumento chiamato BrainEx, progettato e finanziato nell'ambito della Brain Initiative promossa dagli statunitensi National Institutes of Health (Nih). Il dispositivo si basa su un sistema che, a temperatura ambiente, pompa nelle principali arterie del cervello una soluzione chiamata BEx perfusato, un sostituto del sangue basato su un mix di sostanze protettive, stabilizzanti e agenti di contrasto. Immersi nel dispositivo, in sei ore nei cervelli sono state ripristinate l'irrorazione in tutti i vasi sanguigni e alcune funzioni cellulari; si è anche notata la riduzione della morte cellulare.

Non è chiaro se tempi di perfusione più lunghi possano portare a un ripristino completo dell'attività cerebrale: per questo nuovo obiettivo, secondo i ricercatori, saranno necessari ulteriori test. Solo tra molto tempo si potrà pensare di utilizzare questa tecnologia su cervelli umani.

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