Estero

Venezuela, Guaidó sotto inchiesta

Il Procuratore generale lo indaga per la sua presunta responsabilità nel sabataggio che, secondo Maduro, ha causato il black out

Keystone
12 marzo 2019
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Il governo Maduro mette sotto inchiesta il leader dell'opposizione Juan Guaidò, accusandolo di essere coinvolto nel blackout che ha messo in ginocchio il Venezuela, paralizzato ormai da sei giorni. Immediata la reazione degli Stati Uniti che ancora una volta mettono in guardia Caracas da un eventuale arresto di Guaidò, riconosciuto da Washington e altre decine di Paesi presidente ad interim del Venezuela. "Se dovesse essere arrestato e incarcerato dal regime di Maduro, gli Usa e gli altri 53 Paesi che lo riconoscono come presidente legittimo reagirebbero immediatamente", ha avvertito il Dipartimento di Stato, ribadendo che "tutte le opzioni sono sul tavolo" e annunciando nuove sanzioni contro istituzioni finanziarie del Paese. Il ministro della Comunicazione, Jorge Rodriguez, ha intanto informato che "la quasi totalità dell'erogazione elettrica è stata ristabilita in tutto il territorio nazionale", senza però fornire dati esatti sulla diffusione del ripristino della corrente elettrica nel Paese. Maduro ha infatti annunciato che scuole e uffici rimarranno chiusi. E nel farlo ha rivelato anche di aver "catturato due individui mentre cercavano di sabotare il sistema di comunicazioni di El Guri", la principale centrale elettrica del paese, e ha chiesto che "la giustizia venezuelana proceda ora contro i mandanti di questo danno gigantesco fatto al nostro popolo". Poche ore dopo il Procuratore generale, Tarek William Saab, ha annunciato l'apertura di un'inchiesta penale contro Guaidò, sostenendo che è "praticamente dimostrato" sia uno degli "autori intellettuali del sabotaggio criminale": come prova ha fornito un tweet pubblicato dal leader oppositore poco dopo l'interruzione dell'erogazione elettrica, nel quale annunciava che "la luce tornerà con la fine dell'usurpazione" di Maduro. Le autorità non hanno rivelato finora chi sono le due persone arrestate per il presunto "sabotaggio elettrico", ma nei media cresce il sospetto che uno di loro sia Luis Carlos Diaz, un noto giornalista radiofonico specializzato in temi tecnologici. Diaz, che era sparito ieri mentre tornava a casa dal lavoro, è stato arrestato dal Servizio bolivariano di intelligence (Sebin), che ha perquisito la sua casa durante la notte e confermato la sua cattura, oltre a sequestrare i suoi cellulari e il suo computer. Il giornalista era stato denunciato due giorni fa in televisione da Diosdado Cabello, numero due del partito di governo (Psuv), come uno dei responsabili del "sabotaggio cibernetico", in base a un video nel quale Diaz parlava di un "blackout dell'informazione", intendendo in realtà - secondo Cabello - quello elettrico. L'arresto di Diaz è stato denunciato dal sindacato della stampa locale (Sntp), la Società Interamericana di Stampa (Sip) che riunisce gli editori americani e gruppi di difesa dei diritti umani tanto locali, come Provea, o internazionali, come Human Rights Watch e Amnesty International. Così come si è detta molto preoccupata l'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, che ha chiesto che il suo team tecnico in missione in Venezuela "abbia accesso urgente" al detenuto.

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