ITALIA

Tav, il premier Conte si schiera: ‘è inutile’

Il Presidente del Consiglio nutre ‘forti dubbi’ che l'Italia ’ne abbia bisogno’. Ma la Lega, al governo coi 5 Stelle: ‘Non è uno stop’

Keystone
7 marzo 2019
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Giuseppe Conte ha "forti dubbi" che l'Italia "abbia bisogno" della Tav. Il presidente del Consiglio si sbilancia per il No: se il cantiere dovesse partire subito, il premier si "batterebbe" contro.

Nelle ore più difficili del suo governo, dà ragione all'analisi costi-benefici del ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli e chiede alla Francia e all'Ue di ridiscutere l'opera.

Il leader del Movimento 5 Stelle e vicepremier Luigi Di Maio se ne compiace. Ma non è uno stop, precisano dalla Lega. Il supplemento di indagine, in effetti, fa prendere tempo in vista della decisione finale. Prima però, "entro lunedì", bisogna decidere se dare il via libera o meno ai bandi della società Telt per la Torino-Lione. E su questo, ammette il premier Conte, il governo "è in uno stallo", che deriva dagli "orientamenti contrapposti" di M5s e Lega. Il Sì ai bandi rischia di far implodere i pentastellati, il no è indigeribile alla Lega: ecco perché si rischia la crisi ma, dice Conte, "sarebbe assurdo".

"Dateci tempo", è l'appello di Conte all'opinione pubblica che segue lo scontro plateale in atto nel governo. Il confronto è "franco, serrato", ma "non abbiamo litigato", assicura al termine di un vertice lungo oltre cinque ore conclusosi con una fumata nera. Nella prima fase si sono confrontati punto su punto i tecnici in quota M5s e Lega ("Anche io ne ho portato uno", svela Conte). Nella seconda fase c'è stato il confronto politico. In un clima che dai partiti descrivono "assai teso", "surreale", da "pre-crisi". Questa volta si rischia la caduta del governo, si sarebbero detti i leader di M5s e Lega. "Non c'è un accordo finale", recita in mattinata una nota ufficiale.

Di primo mattino viene convocato a Palazzo Chigi Mario Virano, direttore generale di Telt, che nel pomeriggio a Conte spiega che i bandi devono partire entro fine marzo, per non perdere 300 milioni di fondi e dunque si deve deciderà lunedì o al massimo un paio di giorni dopo. Nella sede della presidenza fa ingresso anche l'ambasciatore francese Christian Masset. La ministra francese Elisabeth Borne da Parigi intensifica il pressing perché l'Italia vada avanti e ricorda che l'Ue "finanzia il 40% dell'opera, ma è pronta a salire al 50%".

Di Maio e l'altro vicepremier Matteo Salvini, quasi all'unisono, smentiscono la crisi di governo. La nega "assolutamente" anche Conte. Ma il leader M5s convoca per la sera un'assemblea dei suoi parlamentari con al centro il No alla Tav. Dalla Lega filtra che il Sì ai bandi di Telt è "un passaggio fondamentale": su questo Salvini non transige. M5s, fanno sapere alcune fonti, è pronto a portare in Consiglio dei ministri un dpcm per fermare i bandi. I ministri della Lega - è la replica - sono pronti a votare contro. Il secondo step, scrive intanto Di Maio in una lettera ai suoi parlamentari, è un voto parlamentare per il No all'opera. Siamo pronti a votare perché il Sì vincerebbe, ribattono i salviniani.

L'allarme tra i leghisti sale a livelli di guardia, quando Conte dichiara di avere "dubbi" sull'opera. Il premier convoca una conferenza stampa che fa slittare il Consiglio supremo di difesa al Quirinale. Poco prima che lui parli, i governatori del Carroccio Luca Zaia e Attilio Fontana dichiarano che "bloccare i bandi è impensabile". Il pressing è fortissimo. Da Torino Sergio Chiamparino invita tutti i Sì Tav a mobilitarsi. Dal Pd Nicola Zingaretti e da Forza Italia Silvio Berlusconi attaccano il governo.

Il premier non nega la difficoltà. In una conferenza stampa da cui va via assai irritato, spiega di non aver mai espresso una posizione sulla Torino-Lione. Perciò rivendica che il suo giudizio è maturato solo sulla base dell'analisi costi-benefici: "Avevo dubitato della sua fondatezza ma ha retto lo stress test", sentenzia. I costi sono più dei benefici, concorda il premier: dalla "ripartizione dei finanziamenti non equa" tra Francia e Italia, fino ai dubbi sulla "funzionalità" della tratta, Conte elenca le criticità. "L'unica strada è un'interlocuzione con Francia e Ue, per condividere i dubbi": in questo modo Roma non perderebbe "la sua credibilità". Conte si incarica della mediazione: è in atto il tentativo di organizzare con Macron un incontro nei prossimi quindici giorni. Prima, però, c'è da decidere sui bandi: rinviare ancora è difficile. E c'è tempo anche per una difesa del ministro Toninelli che Conte esplicita sottolineando la bontà e l'accuratezza della controversa "analisi costi-benefici".

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