Estero

Maduro aperto al dialogo ma di dimissioni non se ne parla

Il presidente venezuelano respinge le elezioni presidenziali anticipate, ma apre alla possibilità del voto anticipato per le legislative

(foto Keystone)
30 gennaio 2019
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Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, ha respinto l'ultimatum lanciato dai paesi europei al suo governo, escludendo la possibilità delle sue dimissioni - e di elezioni presidenziali anticipate - proponendo invece che si convochino elezioni politiche anticipate come "soluzione attraverso il voto popolare": lo ha detto in un'intervista a Sputnik. "Non accettiamo ultimatum da parte di nessuno, e non accettiamo i ricatti. In Venezuela ci sono state elezioni presidenziali, con il loro risultato, e se l'imperialismo vuole nuove elezioni che aspetti al 2015", ha detto Maduro.

Il presidente venezuelano ha indicato che ha vinto le elezioni del marzo scorso "con il 68% dei voti", che rappresentano "il 32% degli iscritti", segnalando che "è quasi il doppio di quanto ottenuto da qualsiasi primo ministro in Europa, dove vincono elezioni con il voto del 15% o il 16% degli iscritti", prima di chiedersi "perché loro sono legittimi e io no?". Dopo aver respinto la possibilità di nuove elezioni presidenziali, Maduro ha detto che però "sarebbe ottimo che ci fossero elezioni anticipate per il Parlamento venezuelano, che sarebbe un modo di garantire che ci sia un dibattito politico e una soluzione con il voto popolare". "Io sarei favorevole ad anticiparle, attraverso un decreto dell'Assemblea Nazionale Costituente", ha aggiunto, "e che questo serva come valvola di sfogo per la tensione creata in Venezuela dal colpo di Stato imperialista".

Dalle politiche del dicembre del 2015, l'opposizione controlla 109 seggi del Parlamento unicamerale, contro i 55 della coalizione chavista. Nel gennaio del 2016, però, il Tribunale Supremo di Giustizia ha dichiarato l'Assemblea in ribellione e ha dichiarato senza alcun valore le sue decisioni. L'Assemblea Nazionale Costituente, invece, conta con 545 membri, tutti appartenenti al chavismo, ed è stata eletta nel luglio del 2017, in un'elezione che è stata denunciata come irregolare dalla maggior parte dei paesi del continente americano, che hanno disconosciuto la legittimità dell'organismo e costituito il Gruppo di Lima, un mese dopo il voto.

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