Estero

Sbarcati a Malta i 49 migranti di Sea Watch e Sea Eye

In porto dopo 19 giorni. L'ira di Salvini che chiede una verifica di governo

Keystone
9 gennaio 2019
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Sbarcano finalmente a Malta i 49 migranti che da 19 giorni erano a bordo delle navi delle Ong Sea Watch e Sea Eye ferme al largo dell'isola, lasciati volontariamente in mezzo al mare e sulla pelle dei quali si è giocata l'ennesima battaglia politica.

Ma il mezzo accordo messo in piedi a Bruxelles per ridistribuire i migranti in 8 paesi europei, Italia compresa, spacca profondamente il governo: Matteo Salvini, impegnato a Varsavia a tessere la tela del fronte sovranista in vista delle europee di maggio, non fa nulla per nascondere l'ira nei confronti del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, colpevole di aver ceduto alla linea del rigore e, soprattutto, di averlo sfidato e battuto nel suo campo: "serve un chiarimento. Io non autorizzo arrivi".

La situazione nel Mediterraneo si sblocca in mattinata, con l'annuncio dell'accordo raggiunto a Bruxelles da parte del premier maltese Joseph Muscat: 8 paesi europei hanno accettato di accogliere i 49 a bordo delle navi delle Ong e altri 131 migranti che nei giorni scorsi erano stati salvati dalle motovedette maltesi. Francia e Germania ne prenderanno 60 ciascuno, il Portogallo 20, Irlanda, Lussemburgo e Olanda ne accoglieranno 6 ciascuno e 5 la Romania. Un'intesa che conferma il fallimento dell'Europa su questi temi, visto che la maggioranza dei paesi si chiama fuori.

"L'Ue non ha fatto una bella figura - ammette il Commissario alle migrazioni Dimitris Avramopoulos - Lasciare i migranti in mare per 3 settimane non è ciò per cui l'Ue lotta". E l'Italia? Numeri ufficiali non ce ne sono e palazzo Chigi si guarda bene dal comunicarli, ma è lo stesso Muscat a confermare che il nostro paese farà la sua parte. Secondo numeri che circolano a Bruxelles, dovrebbero arrivare tra i 20 e i 25 migranti. Si tratta di "alcune famiglie" dice il presidente della Commissione per le politiche Ue della Camera Sergio Battelli, che poi aggiunge: "l'accordo è stato raggiunto grazie alla mediazione del premier Conte".

Ma è proprio questa mediazione e l'evidenza che alla fine la linea del premier ha prevalso che non sono andate giù a Salvini. Già di prima mattina, quando ancora Malta non aveva ufficializzato l'accordo, aveva ribadito il suo no. "Altro che farne sbarcare altri o andarli a prendere con barconi e aerei, stiamo lavorando per rimandarne a casa un bel po'. Scafisti e terroristi: a casa!". Al ministro tra l'altro brucia ancora quanto avvenuto l'estate scorsa dopo gli sbarchi di 477 migranti a Pozzallo e dei 177 della Diciotti scesi a Catania dopo aver passato anche loro giorni in mare. In entrambe le occasioni l'Europa aveva raggiunto un accordo sulla scia di quello siglato oggi, ma nella realtà è rimasto lettera morta: dei 650 migranti solo 150 sono stati ricollocati nei Paesi che aveva promesso di prenderli.

Tra questi c'era anche Malta che aveva annunciato che si sarebbe fatta carico di 50 persone ma alla fine non ha preso neanche un migrante. Ecco perché "dirò a Conte di aspettare che i Paesi europei prendano quelli che avevano promesso di accogliere, non si capisce perché altri se ne fregano e noi dobbiamo accogliere". Quel che è certo è che al momento nessuno dei 49 migranti che hanno finalmente trovato un porto sicuro è arrivato in Italia. "Che siano 8 o 88 io non autorizzo nessuno - ribadisce infatti Salvini che incassa anche il sostegno dei governatori leghisti - le scelte si condividono e le riunioni si fanno prima, non dopo. Quella di Conte è una scelta che non ha senso. Cedere alle pressioni e alle minacce dell'Europa e delle Ong è un segnale di debolezza che gli italiani non meritano". Il "chiarimento" chiesto e ottenuto dallo stesso Salvini servirà dunque a trovare una via d'uscita che salvi la faccia ad entrambi ma non dovrebbe essere il preludio di una crisi di governo.

"Lo dite tutti i giorni - ha risposto infatti il vicepremier ad una domanda specifica dei cronisti - anche quando perde il Milan cade il governo". "Non penso il governo sia a rischio - conferma il sottosegretario Giancarlo Giorgetti - ma non credo che la vicenda si possa considerare risolta".

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