Estero

Naufragio Norman Atlantic, in 32 a processo

Quattro anni fa, 31 morti di cui 19 mai ritrovati nelle acque fra Italia e Albania. Fra le accuse, omicidio colposo. Quanto è sicuro prendere un traghetto?

26 dicembre 2018
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La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per i 32 indagati (30 persone e due società) accusati del naufragio della motonave Norman Atlantic, avvenuto al largo delle coste albanesi nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, dopo un incendio scoppiato a bordo. Nel naufragio ci furono 31 vittime, di cui 12 morti accertati e 19 corpi mai ritrovati, e il ferimento di 64 dei circa 500 passeggeri.

I pubblici ministeri che hanno coordinato le indagini, Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, hanno chiesto che vengano processati il legale rappresentante della Visemar, società proprietaria del traghetto, Carlo Visentini, i due legali rappresentanti della greca Anek Lines, noleggiatrice della motonave, le stesse società, il comandante Argilio Giacomazzi e 26 membri dell'equipaggio.

Naufragio e omicidio colposo

Agli indagati si contestano, a vario titolo, i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione.

L'indagine della magistratura barese ha rivelato una serie di negligenze, soprattutto sulla valutazione dei rischi e sulla organizzazione delle operazioni di evacuazione della nave, che avrebbero causato il naufragio e la morte di alcuni passeggeri.

A sei componenti del personale di bordo si contesta anche di aver abbandonato la nave prima che tutti i passeggeri fossero in salvo. Sulle cause del naufragio si è celebrato un incidente probatorio che è durato circa due anni con numerosi accessi a bordo del relitto. Quest'ultimo, ormeggiato dal febbraio 2015 nel porto di Bari, è tuttora sottoposto a sequestro.

Un'altra tragedia evitabile

Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, l'incendio sarebbe partito da un camion frigo posizionato al ponte 4, sistemato lì in assenza di un piano di carico dei 128 tir a bordo (di cui circa 60 frigo) che quindi sarebbero stati disposti sui ponti in maniera approssimativa, senza rispettare la distanza tra i mezzi e senza la disponibilità di prese di corrente, costringendo gli autotrasportatori a tenere i motori accesi.

Dopo il rogo, poi, le operazioni di spegnimento delle fiamme sarebbero state attivate troppo tardi, con l'allarme lanciato circa 20 minuti dopo il primo avvistamento di fumo, quando ormai le fiamme avevano raggiunto gli altri ponti senza più possibilità di domarle, mentre fuori c'erano mare in burrasca, vento, neve e temperature glaciali.

Gli accertamenti medico-legali hanno stabilito che 11 passeggeri sono morti per assideramento seguito da annegamento, alcuni caduti in mare mentre tentavano di salire sulle scialuppe, un corpo mai identificato, forse appartenente ad un adolescente clandestino, fu invece trovato carbonizzato all'interno del relitto e altre 19 vittime risultano ancora oggi disperse.

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