Estero

Nato e Ue con Kiev contro Mosca

La Russia accusa: una provocazione ucraina per imporci nuove sanzioni

Patrioti (Keystone)
26 novembre 2018
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Non sarà guerra ma di “provocazione” in “provocazione” potrebbe diventarlo. La tensione fra Ucraina e Russia, nonché per estensione tra Mosca e l’Occidente, è salita alle stelle, dopo lo scontro nello stretto di Kerch tra la Guardia costiera russa e le navi della Marina militare ucraina. Ventiquattro marinai ucraini sono da domenica in stato di fermo e tre di loro sono finiti all’ospedale a causa dello scontro a fuoco. Le autorità ucraine li hanno definiti “prigionieri di guerra” e la Nato ha intimato a Mosca di “liberare subito” militari e vascelli.

Il Cremlino ha invece accusato Kiev di avere orchestrato provocazione a scopi essenzialmente preelettorali. Lo sia stata o no, la situazione, in Ucraina, è delicata. Le manifestazioni in diverse città del Paese sono degenerate in disordini, con bandiere russe bruciate e, a Kiev, un’auto del corpo diplomatico russo data alle fiamme.

Il presidente Petro Poroshenko ha quindi firmato un decreto con cui impone la legge marziale, che la Rada ha ratificato in serata. Una mossa che il Cremlino ha definito “un intrigo elettorale”. Mosca ha reagito all’incidente nello stretto di Kerch con un’offensiva diplomatica convocando al ministero degli Esteri l’incaricato d’affari ad interim ucraino e chiedendo una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu. A New York il rappresentante russo ha ribadito la linea del Cremlino, ricordando che le navi ucraine sono entrate illegalmente nelle acque russe “in violazione della carta Onu e delle leggi internazionali”.

Entrambe le capitali si attribuiscono a vicenda la responsabilità dell’incidente. Kiev sostiene di aver avvisato i russi del tragitto del convoglio e che le sue navi sono state attaccate in acque internazionali. Al contrario, il ministero degli Esteri russo ha accusato  Kiev “in coordinamento con gli Usa e l’Ue”, di preparare  un conflitto con la Russia nel Mare di Azov e nel Mar Nero, un disegno “gravido di gravi conseguenze”. Lo stesso ministro, Serghei Lavrov si è rivolto alle capitali occidentali perché intervengano e diano “una calmata” al governo ucraino. Cosa che, in un certo senso, è pure avvenuta. Parigi e Berlino si sono offerte di mediare, in veste di garanti degli accordi di Minsk. In generale però l’Europa si è schierata al fianco dell’Ucraina, e sia la Commissione che il Consiglio europeo, attraverso il suo presidente Donald Tusk, hanno condannato “l’aggressione” della Russia e si sono accodate alla Nato nel chiedere la liberazione dei marinai e la restituzione delle imbarcazioni.

È, naturalmente, anche una guerra di propaganda. Se Mosca sostiene che l’incidente è stato costruito ad arte per imporre nuove sanzioni, lo Stato Maggiore ucraino ha diffuso sui social presunte intercettazioni fra i militari russi impegnati nell’operazione navale, nelle quali si sostiene che “il presidente” Putin in persona è coinvolto nell’episodio. Il tutto mentre sono in corso i preparativi finali per l’incontro fra Vladimir Putin e Donald Trump a margine del G20 argentino. I presidenti dovrebbero affrontare faccia a faccia la delicatissima questione del Trattato sulle forze nucleari intermedie (Inf), dal quale gli Usa vogliono ritirarsi. Mosca ha ribadito che, davanti alla prospettiva di missili americani in Europa, prenderà “efficaci contromisure”.

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