Estero

Brexit, dimissioni nel governo inglese. Sterlina in picchiata

Lasciano il sottosegretario brittanico Shailesh Vara e ministro britannico per la Brexit Dominic Raab

15 novembre 2018
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Il ministro britannico per la Brexit Dominic Raab si è dimesso stamane. "Non posso sostenere l'accordo con l'Ue". ha affermato. Raab, figura chiave nell'ultima fase dei negoziati e 'brexiteer' convinto, afferma di non poter "sostenere in buona coscienza i termini dell'accordo con l'Ue proposto". Nella sua lettera di dimissioni indirizzate alla premier Theresa May afferma di "comprendere" i motivi per i quali il governo abbia deciso a maggioranza di sposare la bozza d'intesa e di "rispettare il diverso punto di vista" espresso che ha spinto la premier e "altri colleghi" a dare il via libera al testo "in buona fede". Personalmente, afferma tuttavia di non poter accettare un accordo che a suo dire nella soluzione proposta per l'Irlanda del Nord rappresenta "una minaccia reale all'integrità del Regno Unito", né un meccanismo di "backstop indefinito". Raab - secondo ministro per la Brexit a lasciare in questi mesi dopo David Davis - non chiede le dimissioni di May. Ma il suo forfait significa comunque un colpo duro sia per il governo e per il contesto negoziale, mentre non si escludono ora possibili defezioni di altri ministri Tory dissidenti.

Continua a perdere pezzi il governo May, dopo il sì all'accordo con l'Ue sulla Brexit: si è dimessa anche la ministra del lavoro Esther McVey, 'brexiteer' convinta e tra le voci più ostili all'accordo nel gabinetto. "L'accordo - ha detto - non onora il risultato del referendum".

E sterlina in calo su euro e dollaro dopo l'annuncio delle dimissioni del ministro per la Brexit Dominic Raab in dissenso dal via libera alla bozza d'intesa sulla Brexit con l'Ue decisa a maggioranza ieri sera dal governo di Theresa May. La divisa britannica ora è quotata a 1,367 contro quella europea (meno 1,08%) e sotto 1,3 contro quella Usa, dopo un inizio di giornata positivo caratterizzato anche dal segno più dell'indice Ftse alla Borsa di Londra e dal giudizio cautamente favorevole della City sull'intesa.

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