Estero

Effetto Brexit: cala il numero dei lavoratori Ue

Secondo i dati di luglio-settembre si stimano 2,25 milioni di presenze totali, ossia 132'000 in meno rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

13 novembre 2018
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Cala sensibilmente, sullo sfondo delle incognite della Brexit, il numero complessivo dei cittadini di Paesi Ue che lavorano nel Regno Unito. Lo rivelano i dati di luglio-settembre diffusi dall'Office for National Statistics. Quest'ultimo stima 2,25 milioni di presenze totali, ossia 132'000 in meno rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. Si tratta della riduzione più consistente da oltre 20 anni, per l'esattezza dal 1997. Anche se il cosiddetto 'Brexodous' è concentrato esclusivamente fra i lavoratori provenienti dagli 8 Paesi dell'est entrati nell'Ue nel 2004 (Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Slovenia), scesi di 154'000 unità, fino a 881'000. Stabile resta invece il numero dei cittadini di Paesi occidentali (in primis Italia, Germania, Francia e Spagna), stimati a 990'000. Mentre cresce ancora il flusso dagli ultimi membri del club, Romania e Bulgaria, passato da quota 347'000 del 2017 a 363'000.

Per John Portes, economista al King's College, si tratta in ogni modi di dati preoccupanti, se il calo si consoliderà con la Brexit, con "un impatto significativamente negativo per il Regno Unito specie nei settori più dipendenti dal contributo dei lavoratori europei come il sistema sanitario (Nhs) o i servizi sociali". Al contrario Alp Mehmet, vicepresidente di Migration Watch UK, parla di: "Buone notizie", notando come a questa contrazione d'arrivi dall'estero abbia corrisposto un incremento su base annua di "450'000 lavoratori britannici" assunti.

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