Estero

Usa: i Dem prendono la Camera ma arretrano al Senato

Trump perde metà maggioranza, ma l''onda blu' non travolge né il Senato né il governo dei singoli Stati

Ocasio-Cortez, la più giovane (Keystone)
7 novembre 2018
|

È ufficiale: i democratici hanno riconquistato il controllo della Camera Usa dopo otto anni. I dem hanno sfondato la quota 218 seggi necessaria per riconquistare il controllo di questo ramo del Parlamento, mentre i repubblicani mantengono la presa sul Senato.

Mentre prosegue lo spoglio dei voti, i "blu" possono contare adesso su almeno 220 parlamentari alla Camera contro i 199 dei repubblicani. Rovesciata la proporzione al Senato, secondo i dati pubblicati dalla Cnn, con i repubblicani in vantaggio per 51 (uno in più rispetto ai 50 che servono per avere la maggioranza) a 44.

Il test della Camera era il più ampio e atteso, dato che coinvolgeva l'intero elettorato americano: i Dem potrebbero arrivare a circa 230 seggi contro i circa 200 dei Repubblicani (-35). Il vantaggio percentuale dovrebbe arrivare attorno all'8%. 

Al Senato si votava solo per il rinnovo di un terzo dei seggi e degli Stati, peraltro precipuamente conservatori. Tre i seggi passati da Democratici a Repubblicani, grande delusione progressista per la mancata elezione in Texas di Beto O'Rourke, arrivato vicino a strappare a Ted Cruz la storica poltrona repubblicana. Un segno, nota il 'New York Times', che "le divisioni politiche e culturali che hanno portato Trump alla vittoria due anni fa parrebbero farsi ancora più profonde".

Nessuna spallata anche per quanto riguarda i governatori di 36 stati. I Repubblicani hanno tenuto l'Ohio, ma soprattutto Georgia e Florida, dove una vittoria dei candidati Democratici afroamericani (rispettivamente Stacey Abrams e Andrew Gillum) avrebbe costituito uno storico spartiacque. Infine, un referendum in Michigan ha approvato l'uso ricreativo della marijuana. Elevata l'affluenza in tutto il Paese.

Tante le new entry che fanno la storia, tutte tra i Dem: a New York Alexandra Ocasio-Cortez con i suoi 29 anni diventa la più giovane a entrare in Congresso, Rashida Tlaib in Michigan e Ilhan Omar in Minnesota diventano le prime deputate musulmane, Sharice Davids in Kansas la prima nativa americana e Jared Polis in Colorado il primo governatore apertamente gay. Per la prima volta sono più di 100 le donne elette alla Camera, e il voto femminile pare avere massicciamente favorito i Dem, verosimilmente in reazione a un presidente percepito come maschilista e pronto a difendere anche chi, come il nuovo giudice della Corte Suprema Brett Kavanaugh, è perfino inciampato in accuse di molestie sessuali.

La Casa Bianca minimizza e più che di un'onda blu dei Dem parla di "un'increspatura", sottolineando come l'agenda del presidente non cambierà. A evitare che la sconfitta diventasse disastro, in quello che molti elettori hanno detto di vedere (anche) come un referendum su Trump, è stato pure il 'gerrymandering': ovvero la sistematica ridefinizione dei distretti elettorali per favorire il proprio schieramento: una pratica comune a entrambi i partiti, ma che i Repubblicani hanno spinto a livelli senza precedenti negli ultimi otto anni (già nel 2012 i Democratici persero la Camera nonostante avessero ottenuto la maggioranza assoluta dei voti a livello nazionale). In ogni caso, i Repubblicani sono stati bravi a mantenere la partecipazione al voto della loro base, che dimostra una compattezza maggiore di quella democratica, divisa almeno in parte fra moderati e 'radicali' (l'ala ispirata da quel Bernie Sanders che sfidò Hillary Clinton alle primarie).

In casa democratica, nonostante la delusione per diversi risultati mancati, tira comunque una certa aria di rivincita. Ora la strada per l'approvazione delle leggi, nel bicameralismo perfetto di Washington, sarà in salita, e fra i Dem molti sognano già l'impeachment del presidente: prospettiva che però non entusiasma la speaker Nancy Pelosi, memore dell'effetto-boomerang registrato ai tempi di Bill Clinton e consapevole dell'insuperabile sbarramento in Senato. In ogni caso, molto dipenderà da quanto sapremo nei prossimi giorni circa il Russiagate: negli ultimi mesi il superprocuratore Robert Mueller aveva 'silenziato' le indagini, come da prassi pre-elettorale, ma molti osservatori si aspettano nuove rivelazioni già nelle prossime settimane.

 

 

 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE