Estero

Khashoggi 'torturato e fatto a pezzi mentre era ancora vivo'

Istanbul: stando alle rivelazioni di un quotidiano filo-governativo turco, il console saudita (già ripartito per Riad) era presente

Il giornalista saudita (Keystone)
17 ottobre 2018
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Il giornalista saudita Jamal Khashoggi sarebbe stato torturato e fatto a pezzi dentro il consolato saudita a Istanbul mentre era ancora in vita. A rivelare i presunti drammatici dettagli è il quotidiano filo-governativo turco Yeni Safak, che cita una supposta registrazione audio di quei momenti da cui risulterebbe anche la presenza del console Mohammed al-Otaibi, ripartito ieri per Riad.

"Fatelo fuori di qui, mi metterete nei guai", si sentirebbe dire al console nell'audio. "Se vuoi continuare a vivere quando torni in Arabia, stai zitto", gli risponderebbe uno dei presunti assassini. Gli aguzzini di Khashoggi gli avrebbero tagliato le dita durante le torture compiute nell'interrogatorio, per poi decapitarlo.

Il giornalista sarebbe morto in 7 minuti, secondo quanto riferito al Middle East Eye da un'altra fonte che avrebbe ascoltato la registrazione. Khashoggi sarebbe stato portato dall'ufficio del console in uno studio adiacente e steso su un tavolo. A un certo punto, le sue urla si interromperebbero perché sedato.

A fare a pezzi il corpo mentre il reporter era ancora vivo, continua la fonte, sarebbe stato il capo dell'unità forense giunta da Riad, il dottor Salah Mohammed al-Tubaigy. Secondo la registrazione, durante l'operazione il medico avrebbe messo delle cuffie per ascoltare musica, invitando gli altri presenti a fare altrettanto.

Manca ancora l'ok per l'ispezione della residenza del console

Intanto la Turchia attende ancora il via libera definitivo da parte dell'Arabia Saudita per ispezionare la residenza del console a Istanbul, dopo aver già perquisito la sede del consolato, dove è stato visto per l'ultima volta 15 giorni fa il giornalista. Lo ha detto il ministro dell'Interno di Ankara, Suleyman Soylu, precisando che Riad aveva "accettato" la richiesta turca, ma manca ancora l'ultimo nullaosta. "Quando giungerà, i passi necessari all'indagine verranno presi", ha spiegato.

Per il Washington Post, fra i sospettati 12 sauditi legati ai servizi di sicurezza di Riad 

Secondo il Washington Post sarebbero 12 i sauditi, legati ai servizi di sicurezza di Riad, che avrebbero fatto parte della squadra di 15 persone sospettate di aver ucciso il giornalista saudita dissidente sparito il 2 ottobre scorso. Tra le figure di spicco Khalid Aedh Aloitaibi, identificato come membro della guardia reale saudita e fotografato in varie occasioni accanto al principe ereditario Mohammed bin Salman durante le sue visite in Usa.

l Wp ha scoperto la presunta appartenenza dei 12 sauditi ai servizi di Riad esaminando i loro post sui social, email, articoli ed altro materiale. Alotaibi ed altri otto identificati come sospetti dalle autorità turche appaiono avere profili su MenoM3ay - una app con i numeri di telefono molto popolare nel mondo arabo - identificandosi come membri delle forze di sicurezza saudite.

Cinque di loro rivendicano di essere membri della Guardia Reale. Il Wp precisa di non essere in grado di confermare in modo indipendente i legami dei sospettati con i servizi o la Guardia reale. Se però fossero accertati, diventerebbe difficile sostenere la tesi dei 'cani sciolti' evocata da Donald Trump.

Ispettori sauditi nella residenza del console

Un team di 11 investigatori sauditi si trova nella residenza del console a Istanbul per effettuare alcune indagini relative alla scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi. Nell'edificio non sono invece ancora entrati gli inquirenti e i tecnici della polizia scientifica turchi, in attesa della definitiva autorizzazione da parte di Riad. Il loro ingresso era stato bloccato ieri sera per la presenza di alcuni familiari del console, che invece era già tornato in patria nel pomeriggio. Quando arriverà il via libera, Ankara intende ispezionare anche i veicoli in dotazione al consolato.

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