Estero

Trump e le tasse, De Blasio s'arrabbia

Dopo l'inchiesta-bomba del NY Times, il sindaco della Grande Mela è intenzionato a recuperare dal presidente 'fino all'ultimo centesimo' della presunta evasione fiscale

4 ottobre 2018
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"Recupereremo fino all'ultimo dollaro che (l'attuale presidente statunitense) Donald Trump ha sottratto ai newyorchesi": Bill de Blasio, primo cittadino della Grande Mela, non usa mezzi termini nel commentare l'inchiesta-bomba del New York Times (Nyt). Quella secondo cui il tycoon avrebbe aiutato il padre ad eludere le tasse per ereditare - lui e i suoi fratelli - una somma di gran lunga maggiore.

Accuse che i legali del presidente americano hanno definito "al 100% false", ma che mettono pressione sul tycoon che da quando è alla Casa Bianca si è rifiutato di rendere pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi.

Il due volte sindaco di origini italiane ha annunciato che "la città di New York lavorerà con lo Stato di New York per indagare a fondo sulla vicenda e vedere di riavere ogni soldo di tasse non pagate da Trump". E ha minacciato "sanzioni molto pesanti" per il presidente americano se davvero fosse confermato il sospetto di frode fiscale.

Un reato che penalmente è oramai caduto in prescrizione (i fatti raccontati dal Nyt si riferiscono agli anni '80 e '90) ma che civilmente non conosce scadenze. A cercare di appurare la verità saranno gli uomini del Dipartimento delle finanze dello Stato di New York. Stato guidato da un altro italo-americano, Andrew Cuomo, colui che già da tempo ha ordinato di indagare sulla Trump Foundation, i suoi fondi e le sue dubbie operazioni.

"Onestamente se molta gente nello Stato di New York avesse fatto il suo lavoro e il suo dovere Trump non sarebbe mai e poi mai diventato presidente degli Stati Uniti", attacca de Blasio. Il suo affondo apre dunque un altro fronte tra il tycoon e la sua città, dopo quello sulle "metropoli santuario" (da New York a Los Angeles) accusate dal tycoon di ostacolare le direttive del governo sull'immigrazione o quello sulle spese che la Grande Mela deve sostenere per la protezione della Trump Tower sulla Fifth Avenue e degli altri edifici legati al tycoon.

Ma l'attacco di de Blasio alimenta anche le voci su una sua possibile candidatura alla presidenza degli Stati Uniti nel 2020, lui - personaggio molto ambizioso - che ha più volte affermato di avere le caratteristiche giuste per battere l'attuale inquilino della Casa Bianca. Il suo "populismo economico e progressista", insomma, sarebbe la formula giusta per ripetere su scala nazionale il successo avuto a New York. E l'ultima battaglia contro Trump sembra proprio un guanto di sfida lanciato in vista di un futuro duello.

Intanto si scopre che a imprimere una svolta all'inchiesta del Nyt sarebbero state alcune carte relative alla sorella del presidente americano, Maryanne Trump Barry, giudice d'appello che fin dalla discesa in campo del tycoon per la Casa Bianca ha sempre mantenuto un bassissimo profilo. Ebbene, proprio nelle dichiarazioni fiscali presentate da Maryanne nel 1990 per la conferma della sua nomina i reporter del Nyt si sarebbero imbattuti nella All County Building Supply & Maintenance, la società fittizia in cui il padre di Donald e Maryanne, Fred Trump, avrebbe fatto transitare i soldi destinati ai figli senza - sembra - pagare le dovute tasse.

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