Estero

Brasiliani alle urne per scegliere il presidente

Il nome emergerà verosimilmente dal ballottaggio tra Jair Bolsonaro (estrema destra) e Fernando Haddad (l'erede di Lula). Primo turno il 7 ottobre

Keystone
21 settembre 2018
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Bolsonaro o Haddad? In Brasile i sondaggi sulle intenzioni di voto indicano una crescente polarizzazione in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 7 ottobre, in uno scenario dai risultati imprevedibili, che alimenta il clima di incertezza politica nel paese.

A meno di tre settimane dal primo turno delle elezioni - tutto indica che ci sarà un ballottaggio il 28 ottobre - Jair Bolsonaro (estrema destra) resta in testa alle inchieste con poco meno del 30% dei voti, mentre Fernando Haddad, l'erede politico di Lula da Silva, lo insegue a una certa distanza, fluttuando intorno al 16%.

I due candidati sono gli unici che hanno registrato un aumento di voti nelle ultime settimane: Bolsonaro ha guadagnato in media 2 punti ad ogni sondaggio, passando dal 21 al 28-29%, mentre Haddad ha registrato una crescita fulminante, dal 4-5 al 16%, a misura che è stato identificato dagli elettori come "il candidato di Lula", l'ex presidente escluso dalla gara a causa della sua condanna per corruzione.

L'ascesa dei due è stata accompagnata da un crollo di altri due candidati: l'ambientalista Marina Silva, che ha perso la metà dei voti in un mese (dal 14 al 7%, circa) e Geraldo Alckmin (centrodestra), il dirigente preferito dall'establishment economico, che non è riuscito a superare il 10%, malgrado disponga di una esposizione televisiva molto superiore a quella dei rivali.

Mentre crescono i consensi per i due favoriti, si è registrata al contempo la crescita significativa della percentuale di coloro che non li andranno a votare, il cosiddetto 'rigetto elettorale': Bolsonaro è sempre stato in testa a questa classifica negativa, ma ora Haddad lo sta raggiungendo, con un aumento parallelo ed equivalente alle sua scalata nelle intenzioni di voto.

La conseguenza più importante di questa doppia crescita parallela è che Haddad sembra ormai sicuro di sfidare Bolsonaro al secondo turno, ma non è affatto sicuro di poterlo battere. Anzi, finora non c'è stata nemmeno un'inchiesta che proietti una sua vittoria sul candidato dell'estrema destra al ballottaggio.

Stando ai sondaggi, l'unico candidato con buone chance di sconfiggere Bolsonaro è Ciro Gomes (centrosinistra), un ex ministro di Lula che ha rotto con il Partito del Lavoratori (Pt), e oscilla poco sotto Haddad, fra l'11 e il 14% dei voti. Tali cifre dimostrano che se si confermasse un ballottaggio Haddad-Bolsonaro, la sfida diventerebbe una versione elettorale del gioco della torre. I brasiliani insomma, voterebbero contro l'uno o l'altro, più che a favore del candidato prescelto. Questa situazione si riflette nel dibattito pubblico sulle elezioni, dove si moltiplicano da una parte gli appelli per "salvare il paese dal fascismo" che incarnerebbe Bolsonaro e le denunce di Haddad come "un presidente che riceve ordini da uno dietro le sbarre", in allusione al suo rapporto con Lula.

Spaccatura fra sinistra e destra, spaccatura fra uomini e donne - organizzate online contro il "misogino" Bolsonaro - e spaccatura fra il Nordest povero e "lulista" e il Sud prospero e "bolsonarista": comunque vadano a finire, queste elezioni segneranno un momento di frattura, e non di unione o riconciliazione, della società brasiliana.

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