Estero

Trump furioso col New York Times. Scatta il 'toto-talpa'

I sospetti del presidente verso il Dipartimento di Stato, quello della Giustizia e i servizi. Melania: 'vigliacco'

(Keystone)
(Se ti becco...)
6 settembre 2018
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"Le cellule dormienti si sono svegliate". La frase, riporta il Washington Post, ricorre nei messaggi che consiglieri ed assistenti di Donald Trump continuano freneticamente a scambiarsi nelle ultime ore. Le lettera aperta di un "alto funzionario" Usa pubblicata in forma anonima sul New York Times in pochi istanti ha scatenato un terremoto alla Casa Bianca, già scossa dalle anticipazioni del libro di Bob Woodward, il reporter del Watergate che con la sua inchiesta fece fuori Richard Nixon.

Ma il pezzo comparso tra gli editoriali del Times fa molto più male al presidente americano. Mai un attacco così forte gli era stato sferrato dall'interno dell'amministrazione, tanto da far gridare il tycoon al "tradimento": se la talpa esiste, tuona Trump, "il New York Times deve consegnarlo o consegnarla al governo immediatamente per questioni di sicurezza nazionale".

A mandare su tutte le furie The Donald è soprattutto il riferimento a quella "resistenza silenziosa" che molti funzionari e dirigenti, dentro e fuori la Casa Bianca, starebbero esercitando per contenere le azioni del presidente e impedire a un commander in chief considerato "inadeguato, amorale, gretto e divisivo" di fare danni al Paese.

"Pensiamo che il presidente continui ad agire in un modo che è dannoso alla salute della nostra Repubblica", scrive la fonte anonima del Times, aggiungendo come il comportamento incostante del tycoon "sarebbe più preoccupante se non ci fossero oscuri eroi dentro e intorno alla Casa Bianca". "Gli americani - aggiunge - devono quindi sapere che ci sono degli adulti nella stanza. Stiamo tentando di fare ciò che è giusto, anche quando Trump non vuole".

L'ira del presidente è incontenibile. Il braccio di ferro con molti dei suoi (alcuni diventati ex) non è una novità. Ma mai come stavolta si mette in discussione in maniera così netta la reale capacità di governare del leader, con lo spettro del 25/mo emendamento (quello che prevede la rimozione di un presidente per manifesta incapacità) che torna ad aleggiare. Mai come stavolta, inoltre, Trump ha la sensazione di essere solo, di non potersi davvero fidare di nessuno, forse nemmeno dei suoi cari. La caccia alla talpa anonima è scattata quasi immediatamente. E i ben informati raccontano di un clima di paranoia, quasi di terrore negli uffici presidenziali, testimoniato dalla ridda di dichiarazioni di personaggi di primissimo piano che si sono affrettati a chiarire che loro con la lettera non c'entrano nulla.

Una decina i principali sospettati individuati dai media. Come il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo, che si sono già chiamati fuori: "Non siamo stati noi". E addirittura la first lady Melania, che però in una nota bolla l'autore della lettera "un vigliacco che boicotta il Paese". Anche l'ambasciatrice all'Onu Nikki Haley nega di essere coinvolta. Ma nel 'toto-talpa' si fanno anche i nomi del ministro della Giustizia Jeff Sessions, del capo del Pentagono James Mattis, passando per il numero uno dell'intelligence Dan Coats e il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly. Ma - fanno notare alcuni osservatori - è probabile che in realtà non si debba arrivare così in alto per scovare "l'alto funzionario" che Trump ha definito "codardo e senza spina dorsale". Non è un segreto che sono centinaia i funzionari federali che esprimono un grande senso di frustrazione e di disagio di fronte alle mosse del presidente: i cui sospetti sarebbero puntati soprattutto sul Dipartimento di Stato, quello della Giustizia e sui servizi.

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