Estero

C'era una volta una nave a Catania e un Continente dilaniato

La motonave Diciotti resta ferma in porto con 177 migranti, fra cui molti minori. Salvini nega lo sbarco e attacca l'Europa: «Non mantiene i patti»

21 agosto 2018
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 È stallo nel porto di Catania per la nave Diciotti, l'imbarcazione della Guardia costiera approdata ieri sera poco prima di mezzanotte con a bordo 177 profughi, quasi tutti, a quanto pare, provenienti dall'Eritrea: tra loro almeno venti minori.

Nonostante gli appelli delle organizzazioni umanitarie, il ministro degli Interni Matteo Salvini continua il braccio di ferro con Bruxelles e tiene fermo il no allo sbarco dei disperati ormai da sei giorni sulla motonave, "prigionieri" insieme all'equipaggio. Per nave Diciotti il Viminale ha concesso solo lo "scalo tecnico" per i rifornimenti, e la motonave è sorvegliata dalle forze dell'ordine sul molo di Levante.

«O l'Europa inizia a fare sul serio difendendo i suoi confini e ricollocando gli immigrati, oppure inizieremo a riportarli nei porti da dove sono partiti. L'Italia ha già fatto la sua parte, e quando è troppo, è troppo», ribadisce il ministro leghista. Lo fa quasi di rimando alla Commissione UE per la Migrazione che, poco prima, aveva fatto sapere che il rebus sulla ripartizione dei profughi è aperto e che «i contatti con gli Stati membri sono ancora in corso, siamo al lavoro per trovare una soluzione al più presto».

Per Salvini, l'UE non rispetta i patti, e sul capitolo migranti «non c'è». Sui 450 profughi sbarcati a luglio a Pozzallo «solo la Francia – rileva il ministro – ha mantenuto l'impegno, accogliendone 47». Gli altri Paesi, «zero». Nel mirino di Salvini c'è sempre La Valletta «dopo i racconti di alcuni immigrati che hanno raccontato di essere stati intercettati dai maltesi, e accompagnati verso l'Italia e poi abbandonati. Prima di chiedere lo sbarco dalla Diciotti, - afferma il ministro - forse sarebbe meglio alzare il telefono e chiedere spiegazioni a Bruxelles e agli altri governi europei».

Dopo la Procura di Agrigento che da ieri indaga per capire chi ha portato i migranti verso l'Italia, dato che dai primi interrogatori si parla di maltesi, oggi anche i magistrati di Catania hanno aperto un fascicolo sull'arrivo di nave Diciotti.

Intanto, sul ponte della motonave ci si prepara a passare la sesta notte all'addiaccio mentre si fa sentire, finora invano, il pressing delle ong. Le persone a bordo, ha detto la portavoce dell'Unhcr Carlotta Sami, «hanno subito abusi, torture, sono vittime di tratta e traffico di esseri umani. Hanno bisogno urgente di ricevere assistenza e diritto a chiedere asilo. Un diritto fondamentale, non un crimine».

E i Medici senza frontiere, con Save the children, esortano «le autorità italiane a concedere rapidamente lo sbarco in modo da poter prestare le cure» e ricordano che «a bordo ci sono minori, donne, persone che sono state anche un anno e mezzo nei centri di detenzione in Libia: è inammissibile negare per un periodo così lungo l'assistenza a queste persone e ai bambini».

Don Ciotti di Libera e gruppo Abele, con Pax Christi e la Fondazione Migrantes, chiede una mano tesa, subito. «Ben venga la ricerca di accordi vincolanti a livello continentale, ma intanto le persone si soccorrono e si accolgono. È questo il dovere della politica, ma è anche il compito di un popolo che ha dimostrato tante volte la sua vocazione all'ospitalità», conclude la nota congiunta.

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