STATI UNITI

Processo all'ex braccio destro di Trump, parola alla giuria

I procuratori federali accusano Paul Manafort di aver nascosto al fisco 15 milioni di dollari: i reati sono evasione fiscale e frode bancaria

Keystone
16 agosto 2018
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Dopo le arringhe finali dell'accusa e della difesa di Paul Manafort, l'ex capo della campagna elettorale di Donald Trump accusato di evasione fiscale e frode bancaria per aver nascosto all'erario milioni di dollari guadagnati con le consulenze all'estero, oggi la parola passa alla giuria del tribunale di Alexandria.

"Se seguite la pista dei soldi del signor Manafort, è coperta di bugie: Mr Manafort ha mentito per tenersi più soldi quando ne aveva ed ha mentito per ottenerne di più quando non ne aveva", ha detto il procuratore Greg Andres nella sua arringa finale. Anche se le accuse non riguardano attività svolte da Manafort per la campagna di Trump, il processo sta attirando una grande attenzione perché è il primo caso del procuratore speciale sul Russiagate Robert Mueller arrivato in aula.

Gli avvocati difensori del consulente elettorale hanno proprio fatto riferimento a questo, definendo il proprio cliente come vittima del tentativo di Mueller di trovare ad ogni costo elementi contro l'ex consigliere di Trump per fare pressioni su di lui.

I procuratori federali accusano Manafort di aver nascosto al fisco 15 milioni di dollari guadagnati tra il 2010 e il 2014 lavorando come consulente dell'allora presidente filo russo dell'Ucraina, Viktor Yanukovych. E durante il processo hanno potuto contare sulla testimonianza chiave dell'ex braccio destro di Manafort, Rick Gates, che anche è stato consigliere della campagna elettorale di Trump, che dallo scorso febbraio ha accettato di collaborare con l'Fbi in cambio di una riduzione di pena.

La decisione della giuria di Alexandria sul caso Manafort potrà avere conseguenze importanti anche per l'intera inchiesta di Mueller, secondo gli osservatori. Un'assoluzione infatti rafforzerebbe le critiche dei fedelissimi di Trump al procuratore speciale e "potrebbe mettere a rischio la stessa esistenza del suo ufficio", secondo l'ex procuratrice federale Ilene Jaroslow. Una condanna al contrario "mostrerebbe che Mueller ha gli strumenti per cercare la verità e portarla alla luce", conclude Jaroslow.

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