Estero

Pugno duro di Trump sulla Cina

Da una parte la Casa Bianca vuole inasprire i dazi. Dall'altra una nuova legge del Pentagono vuole contrastare le politiche di Pechino

Keystone
1 agosto 2018
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Pugno duro del presidente statunitense Donald Trump sulla Cina. Non è una novità, nonostante il tycoon rassicuri sui suoi ottimi rapporti personali con Xi Jinping. Ma le ultime due mosse dell’amministrazione statunitense potrebbero davvero innescare una escalation senza precedenti tra Washington e Pechino.

Da una parte il piano della Casa Bianca di inasprire i dazi previsti su oltre 200 miliardi di dollari (grossomodo la medesima somma in franchi) di prodotti "Made in China", portandoli dal 10% al 25%. Dall’altra la legge messa a punto dal Pentagono che stanzia 716 miliardi di dollari per contrastare le politiche di Pechino: dal "furto" delle tecnologie alle aziende statunitensi alle mire espansionistiche e le attività militari nel Mar della Cina Meridionale, passando per la propaganda messa in campo per influenzare l’opinione pubblica americana soprattutto sui social media.

Per il varo definitivo del testo, già approvato dalla Camera dei rappresentanti, mancano solo il voto del Senato e la firma del presidente. Si tratta – come sottolineano gli esperti – del provvedimento più duro nei confronti della Cina mai votato dal Congresso degli Usa. Tanto che la replica di Pechino non si e’ fatta attendere, tramite il suo ambasciatore negli Usa: "Il varo di questa legge può minare gravemente la fiducia reciproca tra Cina e Stati Uniti", afferma il diplomatico, invitando l’amministrazione Trump "ad accantonare definitivamente la obsoleta mentalità della guerra fredda e del gioco a somma zero".

Ma Trump, consigliato dai falchi della Casa Bianca che in questo momento avrebbero il sopravvento sulla linea più prudente del segretario di Stato Mike Pompeo, è deciso ad andare avanti. Convinto del fatto che il mondo stia entrando in una nuova era di grande rivalità tra le superpotenze, con gli Usa che devono guardarsi le spalle soprattutto da Cina e Russia.

Sul testo della legge – l’annuale National Defense Authorization Act – il concetto è espresso chiaramente: "La sfida centrale per la prosperità e la sicurezza degli Usa – si legge – è il riemergere di una concorrenza strategica di lungo termine", con la Cina che "usa la modernizzazione in campo militare e politiche economiche predatorie per influenzare i Paesi vicini e costringerli a ridisegnare la regione dell’Indo-Pacifico a vantaggio di Pechino".

Tra le norme previste dalla legge anche il taglio dei fondi per i programmi in lingua cinese nelle università americane e un aumento delle risorse per rafforzare i legami con l’India e Taiwan. Intanto la stretta sui dazi prevista su una lunghissima lista di prodotti "Made in China" (per un valore di oltre 200 miliardi di dollari, dall’elettronica ai generi alimentari ai macchinari) potrebbe essere più severa del previsto. E portare le tariffe dal 10% originariamente ipotizzato al 25% sarebbe una ulteriore punizione decisa per la politica dei cambi di Pechino, con lo yuan che negli ultimi mesi ha ceduto il 6% sul dollaro. Una vera e propria manipolazione valutaria, ha sottolineato Trump. Nel frattempo i timori per una guerra dei dazi tornano a scuotere le Borse, dall’Europa a Wall Street.

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