Estero

Black, blanc, beur

La vittoria della Nazionale francese ai Mondiali di Russia riapre il dibattito sull’integrazione

((Keystone))
21 luglio 2018
|

“Macron può fare per le banlieue quello che le banlieue hanno fatto per lui?”. Dopo la vittoria della Nazionale francese ai Mondiali di Russia è questa la domanda di Antony Blinken, ex vicesegretario di Stato di Barack Obama, in un commento sul ‘New York Times’. Quesito pertinente, se si pensa che il successo ‘multietnico’ è stato subito cavalcato da Monsieur le Président per dare una lucidata al suo blasone. Puntuale come nel 1998 – l’anno dell’ultima vittoria francese – è arrivata anche la Légion d’Honneur per tutta la squadra, la cui composizione ‘black-blanc-beur’ (nera-bianca-magrebina) viene presentata come esempio d’integrazione.

A Macron potrebbe dunque andare come a Jacques Chirac, la cui popolarità passò d’un colpo dal 45 al 59 per cento in quell’estate di vent’anni fa. Anche stavolta si tratta di un bel colpo di fortuna per l’Eliseo, alle prese col malcontento popolare causato dalle ultime riforme di fiscalità e mercato del lavoro. Senza dimenticare, naturalmente, le continue difficoltà emerse proprio nell’integrazione di quegli immigrati salutati oggi come eroi nazionali: è di inizio mese l’ultima ondata di disordini a Nantes, dopo l’uccisione da parte della polizia del ladruncolo Abubakar F. Tutti ricordano d’altronde gli émeutes del 2005, seguiti negli anni da innumerevoli ritorni di fiamma. A spaventare resta ovviamente anche il ruolo delle banlieue come presunti incubatori del terrorismo islamico, specie dopo gli attentati di Parigi e Nizza. Intanto, in quelle torri brutaliste disseminate per l’Esagono, la disoccupazione arriva a colpire quasi un giovane su due.

Se non altro il 4 a 2 sulla Croazia – squadra tutt’altro che multicolore – toglie ai populisti gli argomenti strombazzati dopo la débâcle sudafricana del 2010, quando Marine Le Pen accusò i giocatori di serbare “un’altra nazionalità nei loro cuori” e il filosofo Alain Finkielkraut li definì “una banda di ladri con una morale mafiosa”. D’altronde, è spesso così: se vinci sei ‘uno dei nostri’, se perdi sei un traditore. Ora la sfida per Macron è dimostrare che la favola del ‘novello Pelé’ Kylian Mbappé – mamma algerina e papà camerunense, cresciuto nella banlieue parigina di Bondy – si può replicare, e non solo in campo.

Lo stesso presidente aveva promesso mesi fa un piano per sostenere l’inclusione sociale nelle scuole, nelle università e nelle aziende. Peccato che per ora si sia ampiamente rimangiato la parola, ritirandosi da molte delle ambiziose riforme di un progetto da 45 miliardi di franchi. Dopo averne disposto la pianificazione, l’ha liquidato come “un piano Marshall per le periferie” la cui “strategia è vecchia quanto me”.

Qualcosa, però, inizia a muoversi: investimenti per la rigenerazione di alcune aree urbane, 30mila stage in società pubbliche e private per gli adolescenti che provengono da aree ‘depresse’, audit presso le 120 maggiori società francesi per identificare eventuali discriminazioni sociali e razziali. E soprattutto un piano per l’educazione avviato in realtà già negli anni scorsi, che ha dimezzato il numero di alunni per classe nei primi anni della scuola dell’obbligo e ora potrebbe fare lo stesso per i successivi. Il tutto accompagnato invero da provvedimenti di sicurezza: polizia di quartiere, reintroduzione di maggiori controlli contro la radicalizzazione islamica, un piano contro il traffico di droga.

Resta pure il paradosso della stretta sui migranti, che cede agli umori della popolazione pur di non dare argomenti alla destra, ma finisce comunque per sigillare porti e frontiere: gli stessi da cui arrivarono le braccia che nel Dopoguerra ricostruirono la Francia e ne alimentarono il boom, e i cui nipoti riportano coppe del mondo all’Eliseo (intanto, se si contano anche i doppi passaporti di chi ha giocato con altre squadre, sono cinquanta i giocatori nati in Francia che hanno partecipato al Mondiale: un primato). Vedremo dunque se Macron riuscirà a sdebitarsi. “Per riuscirci – chiosa Blinken – ha tempo fino alla prossima Coppa del mondo”.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE