Estero

Brexit, Bruxelles: 'Prepariamoci al mancato accordo'

L'Unione Europea in allarme per il dilungarsi dei negoziati a Londra, dove un'intesa sull'uscita dall'Ue non è ancora stata trovata e il tempo stringe

Keystone
19 luglio 2018
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Tredici settimane per stringere un accordo che chiarisca i termini del divorzio e per capire quali saranno i rapporti futuri. Una finestra molto stretta, ammette il capo negoziatore Ue Michel Barnier incontrando per la prima volta il suo nuovo interlocutore britannico, con cui non avrà nemmeno il tempo dei convenevoli di rito. Il tempo stringe, e per questo Bruxelles comincia a lanciare avvertimenti: "Dobbiamo essere pronti a ogni eventualità", quindi anche a quella di un mancato accordo. In quel caso, è bene che Governi e istituzioni comincino a preparare "piani di emergenza". "L’orologio corre, ci ha detto Barnier, e quindi vogliamo intensificare i negoziati", ha promesso al suo esordio il nuovo inviato della Brexit, Dominic Raab, mentre il francese gli elencava quello che manca da qui al vertice europeo di ottobre chiamato a siglare l’accordo.

Tra i nodi più urgenti, il confine fra Irlanda e Irlanda del Nord

La lista è lunga, e tra i nodi più urgenti da risolvere c’è il "backstop", ovvero l’intesa temporanea che chiarisca il regime in vigore al confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, almeno fino a una soluzione definitiva. E poi c’è da definire i rapporti futuri. A Bruxelles la missione comincia a sembrare quasi impossibile. Non tanto per la mole di dettagli da negoziare: lo scetticismo nasce soprattutto guardando al caos politico a Londra, anche se da Downing Street continuano a negare di voler andare verso un ’no deal’. La Commissione gioca quindi una nuova carta: spaventare i suoi interlocutori, sperando di mettergli fretta. "L’Europa lavora duramente ad un accordo, ma non c’è certezza che sarà raggiunto. E anche se lo fosse, il Regno Unito non sarà più uno Stato membro", e quindi "ci si prepara a tutte le evenienze per assicurare che le istituzioni dell’Ue, gli Stati membri e i privati siano comunque pronti", scrive la Commissione nella comunicazione adottata nel giorno in cui Barnier incontra Raab e prima del Consiglio sull’articolo 50.

Bruxelles chiede di prepararsi a tutti gli scenari

Bruxelles chiede ai Governi di prepararsi a "tutti gli scenari", considerando anche "misure di contingenza" per problemi specifici come le dogane, nel caso di non accordo. Le misure d’emergenza potrebbero servire a livello nazionale, ad esempio, per gestire le lunghe code alle frontiere. Anche perché senza un’intesa, ricordano fonti Ue, "tecnicamente dal 30 marzo 2019 ci sarà bisogno di un visto per entrare nel Regno Unito", sebbene questo sia un problema "che si può risolvere in maniera unilaterale mettendo il Paese nella lista di quelli dove si può viaggiare senza visto". Alle imprese si chiede poi di portare a termine entro marzo prossimo tutte le procedure per assicurare che non vi saranno interruzioni nei servizi e negli approvvigionamenti.

In allarme anche il Fondo Monetario Internazionale

Altro allarme, stavolta sul fronte economico, arriva dal Fondo monetario internazionale, preoccupato perché "il tempo passa e non vediamo ancora chiarezza sui rapporti che ci saranno". Il Fmi avverte che "dalla Brexit non ci saranno vincitori", e le conseguenze di "un’integrazione debole" post uscita si sentiranno su tutta la Ue. Il Fmi esamina due possibili scenari per fare i conti delle possibili perdite. Nello scenario più "ottimista", i danni per l’economia europea sono limitati, e possono raggiungere per l’Ue lo 0,5%, anche se la Gran Bretagna perderebbe circa il 2% del pil. Ma nello scenario peggiore, cioè senza accordo di libero scambio, il Pil Ue si contrarrebbe dell’1,5% entro 5-10 anni.

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