Estero

Il consiglio di Trump alla May: 'Fai causa all'Ue'

Secondo il presidente americano la negoziazione non è una strada da prendere in considerazione. Ma lei non ci sta

15 luglio 2018
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Ribaltare il tavolo del negoziato e fare causa all’Ue, o almeno minacciarla: dipendesse da Donald Trump, la partita per la Brexit potrebbe finire così. A raccontarlo è stata oggi Theresa May, svelando in un’intervista alla Bbc il "consiglio" ricevuto al riguardo dal presidente degli Usa durante la sua rumorosa visita di questi giorni. "Come? Fare causa?", le ha chiesto quasi incredulo Andrew Marr, conduttore del più popolare talk-show politico domenicale del Paese. "Mi ha detto che dovrei fare causa e non negoziare", ha risposto lei impassibile, accennando appena un sorriso ironico, dopo le critiche incassate a mezzo stampa – e poi semi ritrattate nel vertice di venerdì – dall’alleato d’oltreoceano sulla nuova strategia più soft nei confronti di Bruxelles.

Una raccomandazione che l’inquilina di Downing Street ha del resto ribadito di non voler seguire, lasciando intendere di aver anzi in qualche modo convinto il debordante ospite ad accantonare quell’opzione "un po’ brutale", forse riferita all’idea di far balenare una battaglia legale con i 27 sul cosiddetto conto del divorzio. Almeno a giudicare da quanto dichiarato a fine summit nella residenza di Chequers, quando lo stesso Trump ha ammesso al contrario che in effetti abbandonare il negoziato rischierebbe di tradursi in "uno stallo".

Sia come sia, lo strascico della visita di ’The Donald’ continua ad avere gli effetti di un mezzo terremoto nel Regno Unito. Il presidente-magnate è ripartito dalla Scozia, dopo l’ultimo giorno di riposo privato nel suo resort extra lusso, per l’attesissimo rendez vous di Helsinki con Vladimir Putin. E lo ha fatto apparentemente senza alcun rimorso per la scia di polemiche, gaffe e proteste di piazza che si è lasciato alle spalle. In un’ultima intervista ha riservato elogi sperticati alla regina – "una donna incredibile" – bissando tuttavia la violazione del protocollo del loro incontro (quando le si era messo davanti) con un’irrituale indiscrezione sul contenuto del colloquio: stando alla quale Elisabetta avrebbe definito lapalissianamente la Brexit una questione "molto complicata". Ma se Trump si prepara adesso a fare il guastatore altrove – ignorando le voci del Sunday Times (peraltro smentite seccamente da Buckingham Palace) secondo cui il principe Carlo e il principe William si sarebbero rifiutati di affiancare la sovrana nella cerimonia del tè con lui e con Melania – a dover rimettere insieme i cocci resta sull’isola Theresa May.

La premier britannica ha oggi cercato di rassicurare ancora una volta gli euroscettici Tory di casa sua, ringalluzziti dalle sparate del leader della Casa Bianca, che la svolta sulla Brexit non sarà una resa. "Come ha detto il presidente Trump, io sono una dura negoziatrice: per questo vado a Bruxelles non per fare compromessi, ma per combattere per il nostro interesse nazionale", ha scritto su Facebook, ribadendo di voler un accordo con l’Ue ma anche restituire indipendenza commerciale e politica al Regno, "fuori dal Mercato Unico e dall’Unione Doganale". E comunque insistendo che un suo fallimento significherebbe il rischio di "non avere la Brexit affatto". Aut aut che non convince né frena gli oppositori interni, da Boris Johnson a Jacob Rees-Mogg, tentati di sfidarla apertamente per una resa dei conti. Tanto più che un sondaggio dell’istituto Opinum vede oggi scivolare il Partito Conservatore – sotto la sua leadership – 4 punti dietro il Labour, 36% contro 40. E il suo tasso di disapprovazione personale impennarsi del 12% oltre quello del sempre meno ’ineleggibile’ Jeremy Corbyn.

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