Estero

Erdogan lancia la sfida a Europa e mercati

Il governo turco guarda già al futuro: la priorità numero uno è l'economia. Restano forti le polemiche per una campagna elettorale condotta a senso unico

Keystone
25 giugno 2018
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La nuova stagione da super-presidente di Recep Tayyip Erdogan deve ancora cominciare, ma le prossime sfide sono già sul tavolo. Dopo il trionfo nel voto di ieri con il 52,6%, che il suo sfidante principale Muharrem Ince ha pubblicamente riconosciuto e la Commissione elettorale ha certificato, il nuovo governo turco guarda già al futuro, a partire dalla priorità numero uno: l'economia.

Dopo un'iniziale euforia notturna dei mercati per l'assenza di scossoni nelle urne, a fine giornata la lira aveva azzerato i guadagni. La sbornia elettorale, celebrata a caldo dall'entourage economico del presidente, sembra aver già lasciato spazio a un nuovo confronto con gli investitori, che attendono incerti le prossime mosse: se Erdogan dovesse mantenere la promessa di mettere sotto controllo la Banca centrale, potrebbero esserci presto altri strappi.

Con i nuovi poteri esecutivi, Erdogan potrà anche forzare ulteriormente la politica estera, cercando magari una nuova svolta in Siria per accelerare il ritorno dei profughi: finora sono ripartiti in 200 mila, ma in Turchia ne restano 3,5 milioni. Non a caso, tra i primi a congratularsi stamani ci sono stati il presidente russo Vladimir Putin e quello iraniano Hassan Rohani, artefici con il leader di Ankara degli accordi di Astana. Prudente invece la prima reazione di Bruxelles, che si prepara a trattare ancora a lungo con l'imprevedibile Sultano: "La Commissione europea si augura che sotto la presidenza di Erdogan la Turchia rimanga impegnata con l'Unione europea sui principali temi comuni come le migrazioni, la sicurezza e la stabilità regionale e la lotta contro il terrorismo".

Se le polemiche sui brogli sembrano già placate, restano forti quelle per una campagna elettorale condotta a senso unico, tra stato d'emergenza e bavaglio ai pochi media di opposizione rimasti. "Le restrizioni delle libertà fondamentali a cui abbiamo assistito hanno avuto un impatto su queste elezioni. Ci auguriamo che la Turchia elimini queste restrizioni al più presto possibile", ha commentato Ignacio Sanchez Amor, che guidava la missione di osservazione elettorale dell'Osce. I turchi, ha aggiunto l'ambasciatrice Audrey Glover, a capo della delegazione, non hanno avuto la possibilità di "compiere una scelta consapevole" per via della copertura mediatica sbilanciata a favore di Erdogan.

Forti restano anche le polemiche interne. "La Turchia ha tagliato i suoi legami con la democrazia. Ha tagliato i suoi legami con il sistema parlamentare. Sta andando verso il regime di un uomo solo", ha detto Ince, dopo aver riconosciuto la vittoria. Mentre dalla sua cella di massima sicurezza, dove è detenuto da un anno e mezzo, il candidato curdo Selahattin Demirtas denuncia: "Essere stato costretto a fare campagna in condizioni di detenzione è stata la più grande delle ingiustizie. Mente gli altri candidati hanno potuto fare 100 comizi, io ho potuto inviare 100 tweet".

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