Gaza

Gaza, Usa accusano Hamas: 'I morti sono colpa loro'

Fuoco di fila nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Nel frattempo il Belgio bacchetta l'ambasciatrice israeliana e la Turchia espelle il massimo diplomatico

Keystone
15 maggio 2018
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La colpa per le violenze di ieri a Gaza è di Hamas: lo afferma l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, secondo cui "nessun Paese in questa situazione agirebbe con più moderazione di quanto ha fatto Israele".

"Hamas è felice di quanto accaduto, chi tra noi accetterebbe questo tipo di azioni sui suoi confini? Nessuno", ha detto durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza. "Gli Usa sono preoccupati per la perdita di vite in Medio Oriente, ma c’è molta violenza nella regione e in questo Consiglio c’è sempre un doppio standard. L’apertura della sede a Gerusalemme non pregiudica un accordo di pace, ma promuove la realtà e il desiderio di pace", ha aggiunto: "gli Usa non vogliono niente più della pace, dove le persone di tutte le religioni vengono rispettate". Sulla stessa lunghezza d'onda l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon: "Ogni vittima causata dalle recenti violenze è una vittima dei crimini di guerra di Hamas" ha affermato a margine della riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza su Gaza.

Il Belgio: 'Reazione sproporzionata'

Intanto oggi il Belgio ha convocato l’ambasciatore d’Israele, Simona Frankel, dopo l’intervista shock rilasciata stamattina in cui la diplomatica ha affermato che le 59 vittime degli scontri a Gaza erano tutti terroristi. "Si possono sentire molte cose, ma ci sono dei limiti", ha detto il ministro degli Esteri belga Didier Reynders. L’ambasciatore, intervistata dalla radio pubblica La Première, aveva detto: "mi dispiace molto per ogni essere umano deceduto anche se sono dei terroristi (...) che vengono vicino alla barriera di confine per cercare di passare sul territorio israeliano". "Ascoltare che tutte le persone che sono state uccise erano dei terroristi, questo supera la ragione", ha affermato il ministro degli Esteri, denunciando l’uso sproporzionato della forza fatto da Israele. "L’idea della proporzionalità è chiara, non c’è stato alcun ferito da parte di Israele", ha concluso Reynders.

Kuwait chiede all'Onu di proteggere i civili

L’ambasciatore del Kuwait al Palazzo di Vetro, Mansour al-Otaibi, proporrà una bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza Onu per chiedere una forza di "protezione internazionale per i civili palestinesi". Il documento dovrebbe arrivare sul tavolo dei Quindici domani, ma non è chiaro quando potrebbe essere messo ai voti. Il governo palestinese ha chiesto al Consiglio dei diritti umani dell’Onu (Unhrc) "di organizzare un incontro urgente per decidere l’invio di una missione internazionale per investigare sui crimini commessi dalle forze di occupazione militare contro gente inerme". Il governo di Rami Hamdallah ha detto di ritenere Israele e l’amministrazione Usa responsabili "del massacro che ha avuto luogo contro il popolo palestinese della Striscia".

Condanna palestinese per Austria, Ungheria, Romania e Repubblica Ceca

Il governo palestinese di Ram Hamdallah ha "condannato con forza la posizione di Romania, Ungheria, Repubblica Ceca ed Austria per la loro partecipazione all’inaugurazione dell’ambasciata Usa, avvenuta contro la posizione ufficiale della Ue che considera la mossa americana una violazione della legge internazionale". D’altra canto, il governo palestinese ha detto di apprezzare la posizione del capo degli esteri della Ue Federica Mogherini che "non avrebbe consentito ad alcun paese di lasciare la politica europea su Gerusalemme, sottolineando l’importanza dell’impegno di tutti gli stati dell’Unione alle risoluzioni Onu e alle leggi internazionali sullo status della città di Gerusalemme".

La Turchia espelle l'ambasciatore israelinao

L’ambasciatore israeliano in Turchia Eitan Naeh è stato convocato al ministero degli Affari esteri turco ad Ankara e gli è stato chiesto di lasciare il Paese "a causa dei morti" a Gaza. Lo riferisce Haaretz. L’ambasciatore Naeh era stato convocato per protestare contro l’uccisione di circa 60 manifestanti palestinesi a Gaza. Secondo l’agenzia statale turca Anadolu, i funzionari del ministero degli Esteri di Ankara gli avrebbero detto che "sarebbe appropriato che torni nel suo Paese per un po’ di tempo", senza specificare una scadenza. Nella tarda serata di ieri, il governo turco aveva già richiamato per consultazioni i suoi ambasciatori in Israele e negli Stati Uniti.

Lo stato turco è inoltre pronto a mettere in piedi un "ponte aereo" con l’esercito e l’agenzia nazionale di protezione civile per trasferire nei suoi ospedali una parte dei quasi 3 mila palestinesi feriti ieri negli scontri con l’esercito israeliano a Gaza. Secondo le autorità turche, a Gaza i nosocomi sono al collasso e molti dei feriti non possono ricevere cure adeguate. 

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