Estero

Da Novartis soldi a chi ha pagato la pornostar di Trump

il gruppo farmaceutico ha effettuato pagamenti a beneficio della Essential Consultants, società dell’avvocato Michael Cohen, il legale personale del presidente Usa

9 maggio 2018
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Compare anche il nome di Novartis nella vicenda che vede opporsi il presidente americano Donald Trump alla pornostar Stormy Daniels: il gruppo farmaceutico elvetico ha effettuato pagamenti a beneficio della Essential Consultants, società dell’avvocato Michael Cohen, il legale personale di Trump.

Stando a quanto affermato ieri da Michael Avenatti, avvocato di Stephanie Clifford – questo il vero nome dell’attrice pornografica 39enne – la Essential Consultants ha ricevuto 500’000 dollari da una società legata al miliardario russo Victor Vekselberg (ben conosciuto per le sue partecipazioni in aziende svizzere), nonché denaro dalla compagnia telefonica americana AT&T, da Korea Aerospace e da Novartis.

Il gruppo renano avrebbe pagato fra ottobre 2017 e gennaio 2018 99’980 dollari al mese, vale a dire complessivamente circa 400’000 dollari. Avenatti ha messo in relazione queste elargizioni anche con la visita di Trump al Forum economico mondiale di Davos (WEF) lo scorso gennaio, durante il quale il presidente ha cenato con Vasant Narasimhan, CEO di Novartis dal primo febbraio.

Come noto la Essential Consultants ha versato 130’000 dollari a Stormy Daniels, che sostiene di aver avuto un incontro sessuale con Trump nel 2006, cosa che l’interessato smentisce. I pagamenti hanno suscitato l’interesse di Robert Mueller, il procuratore speciale del Russiagate, che indaga sulle accuse mosse alla Russia di aver favorito la vittoria elettorale di Trump nel novembre 2016.

Nel novembre 2017 il team di Mueller ha contattato Novartis riguardo all’accordo sottoscritto con Essential Consultants. In una presa di posizione la multinazionale fa sapere di avere pienamente cooperato e di aver messo a disposizione le informazioni richieste. Il contratto è stato sottoscritto nel febbraio 2017 – quindi poco dopo l’entrata in carica del nuovo presidente,

il 20 gennaio – e aveva come scadenza un anno, vale a dire il febbraio 2018. Il contenuto? Questioni di politica sanitaria statunitense, spiega il gruppo. Le condizioni previste erano "conformi al mercato". Novartis sottolinea comunque che l’intesa è stata sottoscritta prima che il nuovo presidente della direzione Narasimhan fosse nominato. Il manager americano 42enne "non è implicato in questo accordo e non ne ha mai rivendicato i servizi". Novartis considera nel frattempo chiusa la vicenda.

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