Estero

Boracay, il paradiso delle Filippine chiude ai turisti

L'isola tropicale è stata invasa negli ultimi anni, trasformandosi in disastro ecologico. La misura sarà valevole per sei mesi.

Keystone
26 aprile 2018
|

Passata in pochi anni da paradiso tropicale a disastro ecologico, l’isola filippina di Boracay da oggi chiude per sei mesi ai turisti. Il periodo di "riabilitazione" sarà utilizzato per dotare l’isola di un sistema fognario funzionante, demolire centinaia di strutture ricettive abusive e ampliare la strada principale. Più in generale, la chiusura costituisce un precedente e al tempo stesso un segnale di allarme per altre perle tropicali nella regione, nel pieno di un boom degli arrivi di turisti della classe media asiatica.

Due milioni di turisti nel 2017, trent'anni fa erano 18mila

La decisione era stata presa a inizio aprile, dopo che a febbraio Duterte aveva definito l’isola "una fogna", proclamando lo stato di calamità naturale. "L’acqua di Boracay puzza di m....", aveva aggiunto il leader di Manila col suo tipico linguaggio colorito. Non aveva tutti i torti: recenti rilevamenti hanno evidenziato una concentrazione di coliformi (batteri) 45 volte superiore alla norma. Una conseguenza dello scarico di acque reflue direttamente in mare da parte di centinaia di strutture turistiche, costruite in fretta e spesso senza autorizzazione negli ultimi dieci anni. Che la situazione fosse sfuggita di mano era sotto gli occhi di tutti. La piccola Boracay – 10 chilometri quadrati – è stata meta l’anno scorso di due milioni di turisti (un terzo del totale nazionale), provenienti in particolare dalla Cina e dalla Corea del Sud. Trent’anni fa, quando venne scoperta dal turismo internazionale, gli arrivi erano solo 18mila. Ora, quel numero rappresenta più o meno la quantità di persone che lavorano nel settore turistico dell’isola, per un giro di un miliardo di dollari l’anno.

Sarebbe diventata un'isola 'morta' nel giro di un decennio

La chiusura è stata parzialmente osteggiata da lavoratori e residenti, ma presto è subentrata l’accettazione, anche perché il governo sta studiando la possibilità di destinare fondi a parziale indennizzo di chi perderà il lavoro per mesi. Un recente studio commissionato dal governo aveva sottolineato il rischio che, ai ritmi di sfruttamento turistico attuali e previsti per il futuro, Boracay sarebbe diventata una "isola morta" nel giro di un decennio. Anche dopo la "riabilitazione" di sei mesi, rivedere le acque cristalline di Boracay come erano una volta è probabilmente una speranza vana, una volta che l’isola riaprirà ai visitatori. Ma almeno, è passato il messaggio che un turismo di massa sregolato non può essere sostenibile.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔