Estero

I missili sulla Siria, reazioni e scenari

Trump e gli alleati: bombardamenti "di successo", necessari per indebolire Damasco. Assad: 'Hanno unito il Paese'. Lo scontro: Iran contro Israele

(Keystone)
15 aprile 2018
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A meno di 24 ore dai missili sganciati da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia sulla Siria, la notte scorsa, è un susseguirsi di reazioni all'attacco 'alleato'.

 

Bashar al Assad è convinto che i missili occidentali contro la Siria non avranno altro effetto che "unire il Paese" sotto la sua leadership. Il presidente siriano se n'è detto convinto ricevendo oggi a Damasco una delegazione di politici russi. La presidenza siriana ha postato sul suo profilo Twitter una foto dell'incontro. A riferire le parole del rais è stato il parlamentare russo Dmitry Sablin. I russi hanno descritto Assad come assolutamente "positivo e di buon umore".

La Gran Bretagna "deve prendere ogni precauzione possibile" contro un'eventuale ritorsione della Russia dopo i raid in Siria. Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson in un'intervista alla Bbc. Parlando ad un talk-show in onda sulla Bbc il ministro degli Esteri britannico ha spiegato che "se consideriamo ciò che la Russia ha fatto, non solo in questo paese a Salisbury, ma in generale contro televisioni, contro infrastrutture strategiche, contro processi democratici, è evidente che bisogna prendere ogni precauzione possibile". Il Regno Unito ha partecipato ai raid in Siria al fianco di Stati Uniti e Francia. "Sono profondamente turbato dall'attuale situazione mondiale, in cui, nonostante gli strumenti a disposizione della comunità internazionale, si fatica a concordare un'azione comune in favore della pace in Siria e in altre regioni del mondo. Mentre prego per la pace, e invito tutte le persone di buona volontà a continuare a fare altrettanto, mi appello nuovamente a tutti i responsabili politici, perché prevalgano la giustizia e la pace". Lo ha detto il Papa al Regina Coeli.

La Russia incassa la bocciatura della sua richiesta di condanna dell'attacco da parte dell'Onu e l'intelligence Usa sembra escludere possibili rappresaglie. Ma le tensioni restano. In Siria sono arrivati gli ispettori dell'Opac per vigilare sul rispetto dei trattati. Gentiloni invoca soluzioni diplomatiche, conferma la linea italiana contraria a ogni intervento militare e auspica che non si inneschi una escalation. E ci  sarebbero almeno 20 vittime nell'attacco aereo sferrato ieri sera contro una importante base iraniana a sud di Aleppo, in Siria. A riferirlo l'agenzia russa Tass, che cita media turchi. L'esplosione ha colpito un campo di addestramento iraniano. Aerei sono stati visti sorvolare la zona, ma "la loro identità è sconosciuta".

L'amministrazione Trump è pronta a colpire Mosca con nuove sanzioni. Lo ha detto l''ambasciatrice Usa all'Onu, Nikki Haley, annunciando misure che potrebbero essere varate già domani. Intervistata da Fox Haley, che accusa la Russia di alimentare le tensioni con gli Usa e di non fare nulla per evitare che il regime di Assad usi armi chimiche, ha ricordato le sanzioni già varate e "continuerà a farlo, come vedrete lunedì", ha aggiunto.  Quanto a lui, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dopo il raid in Siria ha telefonato agli alleati Macron e May ringraziandoli per il sostegno nell'attacco ai presunti arsenali di armi chimiche di Assad. La Casa Bianca ha fatto sapere che i tre hanno convenuto sul fatto che i bombardamenti "hanno avuto successo" ed erano necessari per indebolire il programma di armi chimiche di Damasco, e hanno ribadito come la priorità in Siria sia quella di sconfiggere definitivamente l'Isis.

 

La guerra nella guerra: Iran contro Israele 

A poco tempo distanza dai missili 'alleati' sulla Siria, la notte scorsa un'esplosione ha distrutto un deposito di armi iraniano nella base di Jabal Azzan, vicino ad Aleppo. La deflagrazione è stata attribuita a un raid di Israele, che ovviamente non ha confermato: ma è probabile che 'l'incidente' rappresenti un nuovo capitolo nella battaglia dello Stato ebraico contro il crescente arroccamento - con basi, uomini e armi sofisticate - dell'Iran in Siria. Che a Gerusalemme considerano un pericolo per l'esistenza stessa di Israele.  La deflagrazione, secondo media russi e turchi, ha ucciso 20 persone che si trovavano sul posto ed è stata confermata dall'Osservatorio siriano dei diritti umani. Secondo Al-Arabiya, il deposito era usato dagli Hezbollah e da altre milizie pro Teheran. Anche qui però media affiliati al gruppo sciita libanese hanno smentito l'attacco, sostenendo che si è trattato di "un'esplosione controllata".  

Al di là dell'esplosione di Jabal Azzan comunque, secondo molti analisti un confronto finale tra Iran e Israele appare inevitabile. "Ho ripetuto - ha detto il premier Benyamin Netanyahu alla riunione di governo a Gerusalemme - che la causa principale della destabilizzazione del Medio Oriente è l'Iran e che Assad deve comprendere che quando consente a Teheran, e a chi agisce per conto suo, di stabilire una presenza militare in Siria mette in pericolo sia il suo paese sia la stabilità dell'intera ragione". Due giorni fa Israele ha rivelato che il drone iraniano partito dalla Siria il 10 febbraio ed intercettato dall'aviazione "era armato con esplosivi ed era in missione per compiere un attacco in territorio" dello Stato ebraico. Va ricordato come la base da cui era partito il drone poi abbattuto sia stata colpita in un raid aereo attribuito ad Israele e mai confermato dal governo di Gerusalemme.  

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