Estero

Sarkozy in tv: 'Non ho mai tradito la fiducia dei francesi'

L'ex presidente smentisce, parlando di calunnie: 'Gheddafi e il suo clan sono una banda di assassini'

22 marzo 2018
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"Voglio dirvi la mia indignazione profonda. Sono qui anche perché devo ai francesi la verità: non ho mai tradito la loro fiducia". Così parla l’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, intervistato in diretta al telegiornale di TF1 dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati per i presunti fondi neri del regime libico di Muammar Gheddafi. Gheddafi e il suo clan "sono una banda di assassini", ha tuonato l’ex presidente, tornando a smentire tutto e denunciando le "calunnie" contro di lui.

L'ex presidente: 'Vivo l'inferno della calunnia'

"Dall’11 marzo 2011 vivo l’inferno di questa calunnia", ha tuonato Sarkozy durante le 25 ore di fermo al polo anticorruzione di Nanterre, alle porte di Parigi, denunciando l’assenza di "prove materiali" nelle accuse contro di lui. L’ex uomo forte dei Républicains, uscito dalla politica attiva dal novembre 2016, è sotto inchiesta da ieri sera per "corruzione passiva", "finanziamento illegale della campagna elettorale" e "ricettazione di fondi pubblici libici".

"Le dichiarazioni del signor Gheddafi, della sua famiglia e della sua banda sono iniziate soltanto l’11 marzo 2011, vale a dire all’indomani del ricevimento all’Eliseo del Cnt, gli oppositori di Gheddafi. E’ a quel punto, non prima, che la campagna di calunnie è cominciata", assicura invece Sarkozy, tornado a sostenere – nella deposizione ai giudici rivelata dal Figaro online – la tesi di una vendetta del Rais per il suo ruolo nell’intervento militare in Libia. All’epoca, l’ex capo di Stato ricorda di aver guidato la "coalizione che ha distrutto il sistema Gheddafi e ho già pagato un pesante tributo per questa campagna di fango, di calunnie, di sciocchezze".


Il cugino di Gheddafi: 'Punizione di Dio'

Per il cugino di Gheddafi, Ahmed Gaddaf al-Dam, l’inchiesta è invece una "punizione di Dio" per il ruolo che l’allora inquilino dell’Eliseo giocò nella caduta del rais libico ordinando i raid aerei del 2011. Intervistato dall’Associated Press, l’ex stretto collaboratore del defunto colonnello ha dichiarato che la maggior parte dei libici coinvolti nei trasferimenti di denaro sono in prigione, sono deceduti o temono di essere uccisi.

 

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