Estero

L'ex numero due della campagna di Trump si dichiara colpevole

Rick Gates ha ammesso di aver cospirato e mentito all'Fbi. Nuove accuse di Mueller a Paul Manafort. Svolta nel Russiagate?

((foto Keystone))
23 febbraio 2018
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Le indagini sul Russiagate vanno avanti e gli uomini del procuratore speciale Robert Mueller mettono a segno un altro grande risultato: l'ammissione di colpevolezza da parte di Rick Gates, l'ex numero due della campagna di Donald Trump, che ha dichiarato di essersi macchiato del reato di cospirazione e di aver mentito agli uomini dell'Fbi che indagano sulle interferenze russe sulle presidenziali Usa del 2016. Il procuratore speciale Robert Mueller, intanto, avanza nuove accuse contro l'ex manager della campagna Paul Manafort.

La mossa di Gates potrebbe rappresentare una svolta senza precedenti nel corso delle indagini, volte anche a individuare eventuali legami tra il presidente americano Donald Trump e Mosca. La dichiarazione di colpevolezza viene infatti letta da tutti gli osservatori come un chiaro segnale che Gates ha cominciato o comincerà al più presto a collaborare con gli investigatori, allo scopo di evitare molti anni di carcere. Sono ben 32 infatti i capi di accusa che pendono sul capo dell'ex top manager della campagna del tycoon, tra cui anche quelli di frode fiscale e di riciclaggio.

Quello che gli uomini del procuratore Mueller vogliono sapere da Gates, 45 anni, è soprattutto ogni dettaglio sui suoi rapporti con Paul Manafort, ex massimo responsabile della campagna di Trump. Entrambi furono incriminati già lo scorso ottobre ed entrambi si erano dichiarati non colpevoli. Ora la situazione è cambiata, e Gates potrebbe inguaiare ancor di più Manafort.

Già stasera Robert Mueller ha presentato nuove accuse nei suoi confronti. Secondo il procuratore speciale sul Russiagate, Manafort avrebbe pagato segretamente ex politici europei per fare lobby a favore dell'Ucraina. Nei documenti depositati Manafort è accusato di aver pagato ex politici, informalmente chiamati il 'gruppo Hapsburg', per apparire come analisti indipendenti quando in realtà erano pagati come lobbisti.

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