Estero

Bannon contro Trump: a che punto siamo

Steve Bannon
4 gennaio 2018
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La guerra fra Donald Trump e il suo ex stratega Steve Bannon è un vero terremoto per la Casa Bianca, con effetti potenzialmente devastanti sul Russiagate e sulle elezioni di midterm a fine anno. A scatenarla sono state le rivelazioni imbarazzanti o accusatorie di Bannon al giornalista Michael Wolff per il suo libro ’Fire and fury, inside the Trump White House’: un ritratto impietoso con oltre 200 fonti anche interne del caos che regna alla Casa Bianca, dell’ambiziosa famiglia del tycoon e di un presidente inadeguato, disinformato, deriso alle spalle dai suoi stessi consiglieri che lo dipingono come un "idiota circondato da clown". Non solo.

Nel libro viene svelato che Melania e il marito, ai ferri corti, dormirebbero in camere separate, e viene riportato il giudizio tutt’altro che lusinghiero ancora di Bannon sulla figlia prediletta, Ivanka: "Stupida come un mattone", eppure con mire presidenziali. Per questo i legali di Donald Trump hanno scritto all’autore e all’editore del volume, chiedendo di bloccarne l’imminente pubblicazione sotto la minaccia di una causa per diffamazione. La diffida è contro "qualsiasi ulteriore pubblicazione, distribuzione e diffusione del libro" o di ogni estratto. Gli avvocati del presidente hanno diffidato anche Bannon per aver violato un accordo svelando a Wolff informazioni confidenziali. Mosse intimidatorie che difficilmente impediranno l’uscita del libro ma che nascondono una certa preoccupazione e che qualcuno legge come una tacita ammissione che qualcosa di vero in quel volume c’è.

La portavoce della Casa Bianca ha ribadito oggi che il libro è "completa fantasia", "pieno di bugie ridicole". E ha definito "vergognose" le accuse che il presidente sia inadeguato, invitando il sito di estrema destra Breitbart a valutare il licenziamento del suo direttore Bannon.

"Con lui non parlo più", ha detto oggi ai giornalisti il tycoon, dopo averlo ripudiato ieri pubblicamente con una durezza mai usata prima da un presidente nei confronti di un suo alto consigliere. In sintesi, Trump ha rinnegato il regista del suo successo come uno ’staffer’ che "ha perso la testa", uno che non ha niente a che fare con lui, con la sua presidenza e la sua base, uno che ha poco a che fare con la sua vittoria e tutto a che fare con con la perdita di un seggio al Senato in Alabama per oltre 30 anni dei repubblicani. Apparentemente ironica la risposta di Bannon: "Il presidente è un grande uomo, lo sapete, lo sostengo ogni giorno", ha commentato. "Sta cambiando tono", ha replicato il magnate.

Ma l’ex eminenza grigia della Casa Bianca non ha rettificato nulla di quanto anticipato dai media. Le sue dichiarazioni sono pesanti, soprattutto sul fronte Russiagate. Bannon ha infatti definito come "sovversivo" e "antipatriottico" l’incontro tra il primogenito di Donald Trump, il genero Jared Kushner e l’allora capo della campagna Paul Manafort con un gruppo di russi alla Trump Tower durante la campagna elettorale per screditare Hillary Clinton. Un incontro, ha rincarato, al quale è impossibile che non abbia partecipato lo stesso Trump. Giudizi e ipotesi di un insider autorevole che ribaltano la narrativa accreditata finora dal presidente, complicando la posizione sua e della sua famiglia nel Russiagate.

Dopo che Bannon ha varcato la linea rossa della cerchia famigliare, un Trump "furioso" e "disgustato" lo ha scomunicato mettendo fine ad una partnership di convenienza che ha trasformato la politica americana. Con nuovi interrogativi sul futuro del movimento nazionalista e populista che coltivavano insieme. Ora se lo dovranno contendere e si vedrà chi dei due ha più presa sulla base conservatrice. Col rischio che Bannon vada alla guerra nelle primarie di midterm sostenendo candidati anti establishment, minando così le possibilità dei repubblicani di mantenere il controllo del Congresso. Per ora i media conservatori, da Fox News a Drudge Report, si sono schierati dalla parte di Trump. E Breitbart non ha risposto al fuoco. Ma è solo l’inizio. (Ansa)

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