Estero

Trump rompe gli indugi e gli equilibri: Gerusalemme per gli Stati Uniti sarà capitale di Israele. Uno strappo a rischio intifada

(Keystone)
5 dicembre 2017
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Gli Stati Uniti riconosceranno Gerusalemme capitale di Israele, trasferendo nella Città santa la propria ambasciata. Il presidente Donald Trump rompe gli indugi e lo annuncia in una fitta serie di telefonate, a partire da quelle ai diretti interessati: il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il leader dell’autorità palestinese Abu Mazen.

A niente sono valse le fortissime preoccupazioni espresse dagli alleati arabi ed europei che nelle ultime ore hanno sommerso la Casa Bianca di appelli alla prudenza, inviando al presidente americano un chiaro messaggio: non si può scherzare col fuoco, con la regione mediorientale pronta ad esplodere. Sarebbe un errore fatale. In campo anche Papa Francesco, che ha parlato al telefono con Abu Mazen.

Ma il dado sembra ormai tratto. Resta solo da capire la tempistica dello strappo fortemente voluto dal tycoon, una delle solenni promesse fatte durante la campagna elettorale. La mossa della Casa Bianca era attesa già lo scorso fine settimana. Proprio le reazioni dei governi amici, messi al corrente del piano di Trump dagli ambasciatori degli Usa, l’hanno fatta slittare, spingendo l’amministrazione a rivedere per l’ennesima volta ogni minimo dettaglio. La posta in gioco del resto è altissima, e il rischio concreto è quello di un vero e proprio terremoto in Medio Oriente e di un’ondata di violenze contro Israele e contro gli interessi americani. Senza escludere – avvertono gli 007 Usa – un’escalation del terrorismo internazionale.

Nonostante ciò, la svolta dovrebbe essere ufficializzata nelle prossime ore: il New York Times l’annuncia per domani, mercoledì 6 dicembre. L’ipotesi più probabile è quella di una dichiarazione di principio da parte del presidente Trump cui non seguirebbe un immediato trasloco dell’ambasciata degli Usa. Ambasciata che come tutte le altre rappresentanze diplomatiche si trova da decenni a Tel Aviv, visto che ad oggi Gerusalemme non è riconosciuta come capitale d’Israele da parte della comunità internazionale. Con i palestinesi che rivendicano il settore est della città come capitale del loro futuro Stato.

Perché si passi dalle parole ai fatti, dunque, potrebbero volerci ancora dei mesi, se non degli anni. Ma l’effetto annuncio di Gerusalemme capitale potrebbe già provocare dei danni incalcolabili, con lo spettro di una nuova sanguinosissima intifada dietro l’angolo. Tutti i principali gruppi palestinesi hanno già dato il via libera alla protesta, annunciando "tre giornate della collera" fino a venerdì. E il sistema di difesa israeliano si prepara per una "possibile rivolta violenta", con la polizia, lo Shin Bet e il comando centrale dell’esercito in stato di massima allerta.

(Ats)

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