Estero

Affari e sesso legano Trump al Cremlino

16 novembre 2017
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Un relazione pericolosa iniziata nel lontano 1977, quando Trump era ancora agli esordi, e costruita con i classici metodi del Kgb: soldi e sesso. È questa la storia ricostruita da Luke Harding, giornalista del Guardian, nel suo libro 'Collusion' del quale Repubblica oggi anticipa alcuni passaggi.

I servizi segreti di Mosca hanno messo gli occhi su Trump in piena Guerra fredda, quando era "solo" un imprenditore sposato alla modella ceca Ivana Zelnickova. E sarebbe proprio sorvegliando la corrispondenza di Ivana che il Cremlino avrebbe scoperto l'interesse di Trump per la politica.

Nel 1987 ci fu l'invito nella capitale russa, per affari; anche qui, si sospetta, occasione per raccogliere informazioni sulla coppia. E da lì, relazioni sempre più intense, compreso il salvataggio di Trump dalla bancarotta nel 2008: a concedere prestiti milionari al futuro presidente fu soprattutto la Deutsche Bank su pressione, sostiene Harding, di Mosca.

"L'operazione di influenza esercitata da Mosca per indirizzare o comunque condizionare il voto per la presidenza statunitense si iscrive in una antica tradizione di spionaggio del Kgb, prima, e dell'Fsb, poi" ha spiegato Harding a Repubblica: "Coltivare figure di spicco in Occidente penetrando nella cerchia dei loro familiari, delle loro attività, scommettendo sula loro ascesa".

Per quanto riguarda l'esistenza di un dossier a sfondo sessuale – con materiale raccolto nel 2013 durante un soggiorno russo del futuro presidente – che il Cremlino userebbe per ricattare Trump, Harding precisa "non so se sia vero che nel suo letto della suite del Ritz Carlton di Mosca Trump abbia assistito a uno spettacolino quantomeno insolito" ma "avendo vissuto e lavorato a Mosca per quattro anni, so che ciò che i russi insegnano alle loro spie il primo giorno di scuola è la forza del ricatto sessuale".

Le mire europee di Putin secondo l'Atlantic Council

Le interferenze di Mosca non si fermano agli Stati Uniti, ma tutta l’Europa è e sarà sempre di più nel mirino dei 'cavalli di Troia’ russi. E tra i Paesi più a rischio nei prossimi mesi c’è l’Italia, insieme alla Grecia e alla Spagna.

L’allarme viene lanciato in un rapporto del think tank statunitense Atlantic Council, che cita la Lega Nord e il Movimento Cinque Stelle tra i partiti che, al di là delle differenze, negli ultimi anni hanno strizzato l’occhio al Cremlino.

Secondo il rapporto in Italia, così come negli altri Paesi dell’Europa mediterranea, l’influenza della Russia è cresciuta con le conseguenze della lunga crisi economica, che ha favorito l’avanzata dei populismi a discapito dei partiti politici tradizionali. Anche se la mano del Cremlino si è allungata pure sulle elezioni in Germania, in Francia e in Olanda.

"All’interno dei movimenti anti-establishment italiani – si legge nel rapporto – Putin è diventato un potente simbolo nell’ambito della battaglia contro il globalismo".
Una percezione – si spiega – che può essere stata rafforzata proprio dalla propaganda più o meno occulta portata avanti da Mosca, che per diversi anni ha enfatizzato il ruolo di Putin. Visto dai populisti in Italia – si aggiunge – anche come un campione della lotta contro l’Unione europea e alle élite occidentali.

Il rapporto mette comunque in evidenza come fin dai primi anni 90 molti sono stati gli intellettuali della destra radicale e neofascista che sono stati in contatto con gli ultranazionalisti russi. E da lì che è partita "la costruzione di una rete di influenze" tesa a interferire su attori chiave della politica italiana, con una accelerazione nel 2012 e 2013 sull’onda anche della crisi della Crimea e dell’Ucraina, quando Mosca ha rafforzato la sua azione propagandistica all’estero.

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