Estero

New York, l'Fbi rintraccia il secondo uzbeko

2 novembre 2017
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Il killer di New York, Sayfullo Saipov, ha pianificato l’attacco da ’’oltre un anno’’ e lo ha compiuto in nome dell’Isis, seguendo il copione descritto dai manuali online del sedicente Stato islamico e ’’guardando oltre 90 video dell’Isis, incluso uno di Al Bagdadi’’. L’aggressore di Halloween è accusato ora dalla polizia di New York e dell’Fbi di terrorismo, mentre l’Fbi ha rintracciato il secondo cittadino uzbeko collegato all’attacco. Si tratta di Mukhammadzoir Kadirov. Non è un sospettato ma – secondo la polizia – potrebbe avere informazioni. Le indagini della polizia e dell’Fbi iniziano a gettare luce sul ragazzo uzbeko di 29 anni arrivato negli Stati Uniti nel marzo del 2010 con una Green Card vinta alla lotteria annuale che ieri ha fatto ripiombare la Grande Mela nel terrore e che, parole sue, voleva "uccidere ancora". "Si è radicalizzato qui", ha riferito il governatore di New York Andrew Cuomo, descrivendolo come un "lupo solitario".

Per ora non ci sono infatti elementi che lo leghino a un’organizzazione terroristica o ad un piano più ampio: in passato è stato fermato solo per infrazioni stradali e non è mai stato oggetto di un’indagine dell’Fbi. Maggiori dettagli si attendono dagli interrogatori in corso. La polizia e l’Fbi hanno sentito la moglie, che abita in New Jersey, a Parteson, insieme ai loro tre figli, e perquisito la loro abitazione, trovando materiale legato all’Isis nel suo pc. Ma è soprattutto da Saipov che si attendono spiegazioni: il terrorista è in ospedale, dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico, al termine del quale gli investigatori hanno iniziato a interrogarlo. Il killer, hanno raccontato gli inquirenti, ha chiesto di poter mettere una bandiera dell’Isis nella sua camera e non ha mostrato alcun segno di pentimento, anzi si è detto "orgoglioso" dell’attacco e avrebbe detto che "voleva continuare a uccidere" se non fosse finito con il furgoncino contro il pulmino della scuola vicina al luogo dell’attacco.

A Paterson Saipov frequentava la moschea, la stessa finita nel 2006 nel mirino del criticato programma di sorveglianza della comunità musulmana della polizia di New York, interrotto nel 2014. Negli ultimi tempi il giovane era cambiato. "Era diventato aggressivo" e aveva avuto alcuni diverbi con altri uzbeki su questioni religiose, "mostrando di avere posizioni estremamente radicali", spiegano alcuni conoscenti. "Ha chiuso i contatti con noi" dopo una discussione per motivi religiosi, racconta un altro conoscente della comunità uzbeka dell’Ohio. "Avevamo discusso di cose religiose e lo avevamo messo in guardia per il suo estremismo". Poi "si è chiuso in se stesso, sembrava depresso". Fino all’esplosione di follia di ieri. "E’ un animale", lo ha definito Donald Trump, spalancandogli le porte di Guantanamo. "Certamente lo considererò", ha tagliato corto.

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