Estero

Uraniumgate e spionaggio sul rapporto Trump-Russia: Hillary Clinton sotto accusa

(Ryan Remiorz)
25 ottobre 2017
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"La vittima qui è il presidente". Donald Trump passa al contrattacco su Twitter nel Russiagate dopo la rivelazione sui media che la campagna di Hillary Clinton e il comitato nazionale democratico pagarono l’indagine che portò al cosiddetto ’Steele dossier’, dal nome dell’ex spia britannica che raccolse informazioni sulla presunta collusione fra la campagna di Trump e i russi, nonché su presunti incontri del tycoon con prostitute a Mosca e altrettanti suoi presunti accordi immobiliari in odore di corruzione.

La controffensiva si accompagna a due inchieste annunciate da alcune commissioni della Camera a guida repubblicana che mettono nel mirino sempre Hillary Clinton: una sulla gestione dell’emailgate da parte del dipartimento di Giustizia, un’altra sull’uraniumgate, ossia la vendita alla russa Rosatom nel 2010 di una società canadese che possedeva miniere di uranio in Usa con l’ok dell’allora segretario di stato.

"È il Watergate dell’era moderna", ha accusato oggi il tycoon riferendosi alla vicenda dell’uranio, che aveva sollevato anche recentemente, tanto che per i democratici le nuove inchieste sono solo una "massiccia diversione per distrarre dalla carenza di vigilanza sull’amministrazione Trump e sulla minaccia russa alla sicurezza nazionale".

Ma anche, aggiungono altri analisti, dalla crescente fronda dei senatori repubblicani contro il presidente e dal controverso smantellamento di norme dell’amministrazione Obama. Come quelle abolite ieri dal Senato per consentire ai consumatori di intentare class-action contro banche e istituzioni finanziarie, la più grande vittoria finora di quella Wall Street che il tycoon diceva di voler contrastare.

La vicenda dello ’Steele dossier’ è in ogni caso imbarazzante per Hillary e per i dem. Un portavoce della Perkins Coie, società legale pagata 12,4 milioni di dollari per rappresentare la campagna della Clinton e il partito democratico, ha rivelato che la compagnia finanziò una società di Washington, la Fusion Gps, per raccogliere informazioni dannose su Trump in vari campi, compresi i suoi possibili legami con Mosca.

La Fusion Gps, ora nel mirino della commissione intelligence della Camera guidata da un presidente considerato vicino a Trump, si rivolse quindi ad una ex spia britannica con esperienza in Russia, Christopher Steele, il cui dossier compromettente ma non documentato finì sui media sollevando accese polemiche. La stessa fonte ha precisato che né la campagna di Hillary né il partito democratico erano a conoscenza della mossa dello studio legale Perkin Coie.

Ma la vicenda lascia alcuni interrogativi aperti, compreso quello se la Perkin Coie si muovesse senza informare i suoi clienti. E mette in difficoltà Hillary e i dem, che dopo aver evocato una interferenza di Mosca a favore di Trump e accusato Donald Trump Jr di aver cercato da una avvocatessa russa informazioni compromettenti sulla rivale del padre, si ritrovano nei panni di chi ha pagato in campagna elettorale una spia straniera, anche se di un paese alleato e non operante come agente di un governo estero.

Pure l’uraniumgate, liquidato da Hillary come "sciocchezze", promette sviluppi. Il Nyt e The Hill hanno scritto in passato che dirigenti russi del settore nucleare e il presidente di Uranium One – la società venduta – donarono milioni di dollari alla fondazione Clinton. Ora i parlamentari vogliono sapere se ci fu un’indagine dell’Fbi e perché il Congresso non fu informato dell’operazione.

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