Estero

Austria, Kurz va dove lo porta il cuore

25 ottobre 2017
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Vienna – Allora Haider non è passato invano. Sebastian Kurz, cancelliere austriaco in pectore, ha invitato ieri l’estrema destra del Fpö a discutere l’ingresso (e sarebbe un ritorno) nel prossimo esecutivo.
Vincitore delle elezioni legislative di dieci giorni fa, il giovanissimo leader dei Popolari austriaci ha dunque fatto la scelta che gli veniva più naturale: cercare nell’estrema destra il partner di governo. I tempi di Jörg Haider sono lontani e questa volta Vienna non ha da temere ritorsioni da parte dell’Unione europea per l’ingresso di Heinz-Christian Strache (un erede ideale di Haider) nell’esecutivo.
Kurz, che non ignora le “preoccupazioni” di Bruxelles, ha assicurato che il prossimo governo austriaco “avrà un chiaro orientamento filoeuropeo”, e sarà per un’Europa “sussidiaria”. Non essendo nato ieri, anche il suo futuro alleato ha messo da parte i discorsi sull’uscita di Vienna dall’Unione.
Il cancelliere socialdemocratico uscente Christian Kern ha bocciato la scelta di Kurz: «Sarà un governo ideologico, antidiluviano di partiti di destra, che si sono avvicinati da tempo sul piano delle idee e dei contenuti. Avrei voluto risparmiare questo al Paese». Non fosse che il suo partito è uscito con le ossa rotte dal voto.
Il presidente del Partito popolare europeo Manfred Weber non ha potuto che credere a Kurz: «È stato chiarissimo – ha detto – sul fatto di volere un governo pro-Ue, non c’è una discussione su un’uscita dall’Europa o dall’euro». Il leader dei Popolari, incoronato dal voto del 15 ottobre, aveva anche accennato a una possibile riproposta di Grosse Koalition con i socialdemocratici, ma era una pura formalità. E non se ne è fatto niente.
Nel partito dell’erede di Haider ha invece visto “molta voglia di fare e di cambiare il Paese”. «L’atmosfera positiva non deve ingannare nessuno. Non ci interessano le adulazioni e non gliela faremo facile», ha però annunciato dal canto suo Strache. Un po’ per alzare il prezzo della collaborazione, un po’ reagendo alle sgradite riserve espresse dal presidente Alexander van der Ballen, ad esempio, sulle aspirazioni del suo partito al Ministero degli interni o degli esteri.
Ma Kurz ha affermato di non aver posto condizioni sul personale, per ora. Quel che conta sono i contenuti. I due partiti dialogano da tempo, e sono vicini su temi come la riduzione fiscale, e la limitazione dei migranti. «Non è un caso che si mettano insieme adesso. Questa coalizione Kurz la prepara da 18 mesi», ha sentenziato Kern. In effetti.

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