Estero

Madrid-Barcellona: nessuna tregua dopo il discorso del re

4 ottobre 2017
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Si alzano i toni del confronto fra Madrid e Barcellona all'indomani dello sciopero generale e dopo gli scontri a margine del referendum di domenica scorsa. Il duro discorso pronunciato ieri sera da re Felipe VI aprirebbe addirittura la strada all'applicazione da parte del governo di Madrid dell'art.155 della Costituzione spagnola, che consente di sospendere le competenze della Generalità. Lo ritiene la stampa catalana.

I rischi per l'indipendenza catalana

"Felipe VI apre la porta all'intervento sull'autogoverno" titola El Punt Avui. "Art. 155 in vista", è il titolo di La Vanguardia, e Ara scrive che "il re legittima l'applicazione da parte di Rajoy dell'articolo 155". Questa norma della costituzione, la cui applicazione deve essere approvata dal senato di Madrid controllato dal Partito Popolare del premier Mariano Rajoy, prevederebbe la sospensione parziale o totale delle competenze del governo catalano. Potrebbe fra l'altro permettere a Madrid di prendere il controllo della polizia regionale i Mossos d'Esquadra, convocare elezioni anticipate, o anche esautorare il presidente Carles Puigdemont.

L'ira di Puigdemont e Colau: "repubblica o repubblica"

"Spaventoso e un errore da tutti i punti di vista", e "per come le cose si stanno mettendo adesso, la questione è repubblica o repubblica". Lo ha detto il portavoce del governo regionale catalano di Carles Puigdemont, Jordi Turull, alla tv TV3, riferendosi all'intervento ieri sera di Re Felipe VI. Secondo Turull, Puigdemont prenderà la parola pubblicamente oggi per valutare la situazione e decidere i prossimi passi da fare, probabilmente confermando quanto anticipato alla Bbc e cioè che se verrà respinta la richiesta catalana di mediazione internazionale, si proseguirà verso la secessione della Catalogna.

"Solo un nuovo governo può trattare con la Catalogna, ormai, dopo le violenze di domenica scorsa", aggiunge - intervistata da Repubblica - la sindaca di Barcellona Ada Colau, per la quale "una trattativa che porti a un referendum concordato fra Spagna e Catalogna è l'unica via d'uscita da questa situazione pericolosissima". "La dichiarazione unilaterale d'indipendenza non è una soluzione, porterebbe certamente alla sospensione dell'autonomia catalana da parte del governo centrale con conseguenze che nessuno può immaginare. Serve quindi - spiega - un governo in grado di trattare con la Generalitat catalana, e questo non è il governo di Mariano Rajoy".

La sindaca ha già rivolto un appello alla responsabilità al Psoe. Ora ribadisce: "Pedro Sánchez (il segretario, ndr) sa che un Partito socialista non può sostenere un governo che esercita la violenza. È uno spettacolo triste vedere gli elettori socialisti disorientati da una leadership che tace davanti alle brutalità. La repressione della volontà popolare non è nel loro Dna. Sánchez si deve smarcare, deve muoversi. Fino a che non lo fa la situazione resta paralizzata, in bilico su un pericolo enorme". Colau ha votato scheda bianca, non è a favore dell'indipendenza ma, dice, "votare dev'essere possibile, sempre. La Catalogna deve poter votare."

Manifestazioni (e contromanifestazioni) senza precedenti

Le manifestazioni di ieri sono state di dimensioni senza precedenti in diverse città della Catalogna, secondo la stampa catalana. A Barcellona i manifestanti contro la violenza della polizia spagnola e per l’indipendenza sono stati 700 mila per 1,7 milioni di abitanti, scrivono i quotidiani locali. A Girona 60 mila (su 100 mila abitanti), a Lleida 45 mila (su 140 mila) e a Tarragona 35 mila (su 155 mila). Secondo Ara, in queste tre città nella storia moderna non erano state registrate prima manifestazioni di tali dimensioni.

Ora il leader in Catalogna del Partido Popular del premier spagnolo Mariano Rajoy, Xavier Garcia Albiol, ha convocato per domenica prossima a mezzogiorno una grande manifestazione contro l’indipendenza a Barcellona. Secondo Albiol, "milioni di catalani" sono contro la separazione della Catalogna dalla Spagna. Lunedì il parlamento di Barcellona dovrebbe iniziare a discutere di una possibile dichiarazione di indipendenza.

 

In tribunale il capo dei Mossos

Intanto Josep Lluis Trapero, il capo dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, è stato convocato in tribunale con l'accusa di sedizione per non essere intervenuto per controllare nei giorni scorsi una manifestazione di fronte al Dipartimento dell'economia a Barcellona. Secondo la Vanguardia online, Trapero rischia tra i quattro e gli otto anni di carcere.

E' stata la giudice della Audiencia Nacional, Carmen Lamela, a firmare il mandato di comparizione, dopo la denuncia inoltrata dalla procura generale dello Stato perché i Mossos non avevano affiancato la Guardia Civil in una operazione di polizia per frenare i preparativi del referendum sull'indipendenza del primo ottobre, giudicato illegale da Madrid. Sono stati convocati inoltre una collaboratrice dello stesso Trapero, Teresa Laplana. Sono sotto inchiesta anche Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, presidenti dell'Assemblea nazionale catalana e di Omnium Cultural.

Scontenti anche i Baschi

Il dirigente del partito nazionalista basco moderato Pnv Inigo Iturrate ha accusato re Felipe VI di avere "gettato benzina sul fuoco" con il suo duro discorso contro la Catalogna. "Chi dovrebbe svolgere un ruolo di arbitro in Spagna non riempie il proprio dovere, è arbitro di parte" in una strategia di "soffocamento della volontà di autogoverno del popolo catalano", ha affermato.

Madrid nega tutto

Intanto il governo spagnolo sta valutando diverse opzioni per una risposta legale proporzionata a un’eventuale dichiarazione di indipendenza da parte del governo regionale catalano, mossa considerata illegale oltre ogni proporzione. Lo si apprende da fonti del governo di Madrid. Le fonti insistono sul punto di avere finora agito in maniera proporzionata e legale. Esclusa categoricamente l'ipotesi di una mediazione internazionale così come il dialogo con chi a loro parere "non rispetta lo stesso statuto di autonomia catalano". Dal governo si dicono anche "fiduciosi" che la Commissione europea sosterrà le posizioni di Madrid. (Ansa)

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