Estero

Calano i migranti in Italia, forse per un accordo coi trafficanti

(Emilio Morenatti)
1 settembre 2017
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In agosto sono giunti in Italia ‘solo’ 3’507 migranti: l’anno scorso erano 21’294. A cosa è dovuto il calo?

Per il governo italiano, a tamponare il flusso sarebbe la collaborazione con la Guardia costiera libica. C’entrerebbe inoltre il codice di condotta imposto alle Ong operanti nel Mediterraneo, che secondo alcune organizzazioni limita la possibilità di agevolare lo sbarco dei migranti.

Ma qualcosa non torna. Difficile che il codice, adottato a fine luglio, sia stato determinante per una flessione iniziata già a inizio estate. Quanto alla collaborazione coi guardacoste libici, è vero che in agosto si sono registrati più episodi di blocco dei barconi. Tuttavia, la Guardia costiera non costituisce un interlocutore unitario e forte: si tratta, come nota ‘Il Post’, di «un’accozzaglia di bande armate» controllate da Fayez al Sarraj, al potere sul solo territorio di Tripoli. Anche i controlli alle frontiere di altre nazioni africane, come Niger e Sudan, costituirebbero solo un fattore secondario.

Una spiegazione diversa viene da un report di ‘Associated Press’ (Ap): i rappresentanti italiani avrebbero stretto accordi segreti con due delle maggiori milizie libiche, spesso accusate di gestire e agevolare il traffico di migranti.

In Libia, dove l’assenza di un governo centrale ha permesso alle milizie di istituire autentici potentati, l’Italia avrebbe dunque scelto una scorciatoia per far fronte all’emergenza: trattare direttamente coi trafficanti.

Ap nomina le milizie ‘Al Ammu’ e ‘Brigata 48’, localizzate poco fuori Tripoli e capeggiate dai due fratelli Dabbashi, «i re del traffico di migranti». Lo stesso clan che garantisce la sorveglianza degli impianti petroliferi Eni a Mellitah.

Un dirigente del Ministero degli interni di Tripoli ha confermato che hanno avuto luogo trattative ufficiose, e un portavoce di Al Ammu ha parlato di un accordo «verbale». In cambio della collaborazione ai blocchi le milizie riceverebbero – con la triangolazione del governo di Tripoli – denaro, barche ed altri aiuti non meglio specificati.

Le forze di sicurezza libiche e alcuni attivisti denunciano l’accordo, che rafforzerebbe gli arsenali e il potere delle due milizie. Una collaborazione che permette di limitare gli sbarchi, ma paralizza ulteriormente lo status quo.

Quanto ai migranti, Onu e Amnesty International segnalano da tempo che quelli bloccati in Libia vengono confinati in centri di detenzione fatiscenti, dove a sporcizia e malattie si aggiungono spesso stupri, violenze e sfruttamento schiavile. Diventando di fatto moneta di scambio fra milizie, governo libico e nazioni europee.

Stringata quanto prevedibile la smentita del Ministero degli esteri italiano : «Il governo italiano non negozia coi trafficanti».

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