Estero

Gli Stati Uniti bloccano gli aiuti all'Egitto per i diritti umani. Sullo sfondo la Corea del Nord

Fattah al-Sisi e Trump in una foto scattata il 21
23 agosto 2017
|

Con una mossa a sorpresa, dopo la calorosa accoglienza alla Casa Bianca riservata in aprile da Donald Trump al presidente-generale al-Sisi e al suo 'fantastic job', l'amministrazione Usa ha bloccato 96 milioni di dollari di aiuti finanziari all'Egitto e congelato 195 milioni di aiuti militari (in totale sono 1,3 miliardi l'anno). Il motivo ufficiale è la carenza di progressi nei diritti umani, in particolare dopo l'approvazione in maggio di una legge che imbavaglia le ong, ha fatto sapere il dipartimento di Stato Usa.

Ma sullo sfondo, riferisce il "New York Times", ci sono anche le ottime relazioni - sin dagli anni Settanta - con la Corea del Nord, tra sospetti Onu di traffici d'armi e investimenti economici come quello del miliardario egiziano Naguib Sawiris, il patron di Orascom Telecom Media and Technology, la società che ha aiutato Pyongyang a creare la sua rete di telefonia mobile nel 2008.

Difficile comunque pensare all'incrinarsi dei rapporti fra Trump e al-Sisi: gli analisti vi leggono piuttosto uno dei tanti segnali contrastanti di un'amministrazione ancora confusa.

La decisione rischia però di imbarazzare l'Italia, che nei giorni scorsi ha deciso di far tornare il proprio ambasciatore al Cairo dopo i nuovi atti giudiziari della magistratura egiziana sul caso Regeni, suscitando polemiche e lo sdegno della famiglia. E di irritare un alleato regionale chiave in un momento poco tempestivo, in coincidenza con l'arrivo al Cairo di una delegazione Usa guidata da Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, in visita in Medio Oriente per tentare di riavviare il processo di pace israelo-palestinese, dove l'Egitto gioca un ruolo di primo piano.

Le proteste del Cairo

La reazione dell'Egitto è stata affidata per il momento a un comunicato del ministero degli Esteri, che ha criticato la decisione e si è detto "rammaricato" della misura, che avrà "effetti negativi" nelle lunghe relazioni strategiche tra i due Paesi. Il Cairo lamenta inoltre "la mancata comprensione da parte americana dell'importanza di sostenere la stabilità in Egitto", alle prese nel Sinai con gli attacchi dell'Isis.

Inizialmente il ministro degli Esteri Sameh Shoukry aveva anche cancellato l'incontro previsto con la delegazione Usa, proiettando l'ombra di tensioni diplomatiche, ma poi ha partecipato al colloquio di Kushner con al-Sisi, con focus sul processo di pace in Medio Oriente. Il capo dello Stato egiziano avrebbe ribadito la posizione del Cairo a favore della creazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967, con Gerusalemme Est capitale.

Nessun riferimento al taglio dei fondi. Ma l'irritazione del Cairo potrebbe avere contraccolpi sull'iniziativa di mediazione Usa, che ora vede arrivare tutti i nodi al pettine: dopo gli entusiasmi iniziali, il presidente palestinese Abu Mazen (che la delegazione Usa incontrerà domani, parallelamente al premier israeliano Benyamin Netanyahu) è deluso dagli sforzi dell'amministrazione americana, secondo media ed esponenti arabi. Così scoraggiato da pensare, tra le altre opzioni, alla possibilità di dissolvere l'Autorità nazionale palestinese (Anp) in tutte le sue istituzioni, governo compreso, affidando nuovamente i pieni poteri all'Olp.

Per tornare alle trattative Abu Mazen vuole dagli inviati di Trump una risposta scritta sul "fermo degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e l'impegno per la soluzione a due Stati".

Intanto resta la tensione con l'Egitto, cui Barack Obama aveva già sospeso parzialmente e temporaneamente gli aiuti nel 2013 dopo la repressione contro i Fratelli musulmani dell'ex presidente Mohamed Morsi.

(Claudio Salvalaggio/ANSA)

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔