Estero

Il libro di Matteo Renzi e i migranti: "Aiutiamoli a casa loro"

7 luglio 2017
|

Non è ancora uscito, ma desterà senz'altro feroci polemiche il nuovo libro del segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, intitolato "Avanti. Perchè l'Italia non si ferma" (Feltrinelli).

Alcuni stralci riguardanti il tema dell'immigrazione sono stati pubblicati oggi da Democratica, il nuovo giornale online gratuito del PD.

E la linea dell'ex premier è evidente già dal titolo: "Dobbiamo liberarci dal senso di colpa". 

'Dobbiamo uscire da una logica buonista e terzomondista'

Nel testo, Renzi richiama a considerazioni umanitarie, ma poi attacca: "dobbiamo avere uno sguardo d’insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo. Cominciando, nel contempo, a bloccare lo squallido business delle partenze e il racket che gestisce il flusso dei disperati che si accalcano su un gommone nelle notti libiche alla volta dell’Europa."

'Non abbiamo il dovere morale di accoglierli'

E ancora: "Ma non possiamo accoglierli tutti noi. E aver accettato i
due regolamenti di Dublino, come hanno fatto gli esecutivi italiani del 2003 e del 2013, è stato un errore clamoroso. Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico. Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro."

'L'immigrazione indiscriminata è un rischio che non possiamo correre'

Poco più avanti:  "l’immigrazione indiscriminata è un rischio che non
possiamo correre. Sostenere la necessità di controllare le frontiere non è un atto razzista,
ma un dovere politico (...) Ed è evidente che occorre stabilire un tetto massimo di migranti, un “numero chiuso”, che, in relazione alle capacità del sistema-paese di valorizzare e integrare in maniera diffusa, nel rispetto della sicurezza e della legalità, consenta un’accoglienza positiva e sostenibile. Il tutto, naturalmente, ribadendo
la necessità che la responsabilità dell’accoglienza sia equamente condivisa con gli altri stati europei. Perché un eccesso di immigrazione non fa bene a nessuno."

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔