Estero

Missili coreani, Usa pronti 'a usare la forza'. Russia e Cina: 'Ipotesi da escludere' e chiedono lo stop allo scudo anti-missile

5 luglio 2017
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Aumentano la tensione e le divisioni con Russia e Cina sulla Corea del Nord dopo il primo test di un missile balistico intercontinentale che potrebbe raggiungere l’Alaska, uno dei "pacchi regalo" promessi anche in futuro dal dittatore Kim Jong-un agli Stati Uniti. Donald Trump non ha ancora deciso quale strategia seguire, anche se intanto vuole rafforzare la morsa delle sanzioni, come ha annunciato oggi in una riunione d’urgenza del consiglio di sicurezza l’ambasciatrice Usa Niki Haley, che presenterà una bozza nei prossimi giorni, con il forte sostegno di Parigi e Londra.

Haley però ha lanciato altri due messaggi forti. Primo: le azioni della Corea del Nord "stanno chiudendo rapidamente la possibilità di una soluzione diplomatica" e gli Usa "sono pronti a usare qualsiasi mezzo", inclusa la "forza militare, se dovremo". Secondo: gli Usa vogliono lavorare con la Cina ma sono pronti a tagliare i loro rapporti commerciali con tutti i Paesi che hanno relazioni con Pyongyang in violazione delle risoluzioni Onu. Un chiaro avviso per Pechino.

Ma Russia e Cina, dopo la rinnovata alleanza fra Putin e Xi, fanno fronte comune sostenendo che "deve essere esclusa l’ipotesi di una azione militare" e chiedendo lo stop allo scudo antimissile Usa Thaad in Corea del sud. Mosca inoltre ha messo le mani avanti su nuove sanzioni, sostenendo che e’ inaccettabile strangolare economicamente la Corea del nord. Il presidente americano vuole sondare personalmente la comunità internazionale nell’imminente G20. E vuole vedere come andranno gli incontri con due leader chiave del dossier, Vladimir Putin e Xi Jinping, che hanno già proposto una soluzione congiunta: la moratoria del programma missilistico e nucleare nordcoreano, insieme alla contemporanea rinuncia allo scudo missilistico americano e alle maxi esercitazioni congiunte di Usa e Corea del Sud, che però hanno risposto immediatamente a Pyongyang con il lancio di missili balistici.

Un altro monito è arrivato dal gen. Vincent K. Brooks, comandante delle truppe americane a Seul: "L’autocontrollo, che è una scelta, è tutto quello che separa armistizio e guerra", ha scritto in un comunicato congiunto con il gen. Lee Sun-jin, capo del Comando di Stato maggiore sudcoreano, riferendosi alla tregua del 1953 che non ha mai concluso ufficialmente la Guerra di Corea. "Siamo in grado di cambiare la nostra scelta quando ciò è ordinato dai leader della nostra alleanza. Sarebbe un grave errore per chiunque credere il contrario", ha avvisato Brooks.

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