Estero

Addio a Simone Veil, una vita per le donne e l'Europa. L'omaggio della politica

(Keystone)
30 giugno 2017
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Una vita segnata dalla Shoah, dalla lotta per l'emancipazione femminile e per la costruzione dell'Europa unita: è morta a 89 anni Simone Veil il cui nome resterà per sempre legato a tre eventi fondamentali della storia del ventesimo secolo: l'orrore delle deportazioni naziste, il diritto all'aborto e il processo di integrazione europea. L'estremo addio è stato fissato mercoledì, nei solenni funerali agli Invalides di Parigi, in presenza del presidente Emmanuel Macron e delle massime cariche dello Stato. Quel giorno, le bandiere Ue saranno a mezz'asta e il tricolore francese listato a lutto. Simone Veil fu l'espressione della “Francia migliore”, “possa il suo esempio ispirare i nostri connazionali”, ha detto Macron, mentre si moltiplicano gli appelli affinché le spoglie vengano deposte al Pantheon, dove riposano i grandi della Patria, tra cui, almeno per ora, solo quattro donne.

Alle parole di Macron ha fatto eco, da Bruxelles, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. “L'Europa perde una grande donna e una protagonista” della storia dell'Unione, “la prima presidente” dell'Assemblea Ue, dal 1979 al 1982, ha ricordato, mentre il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, saluta una donna che con la sua opera contribuì a “costruire un continente di pace”. Un “punto di riferimento della politica europea del '900”, la definisce la presidente della Camera Laura Boldrini. Mentre il sottosegretario agli Affari Ue, Sandro Gozi, piange “la morte di una straordinaria europeista, di una donna che ha speso la sua vita in difesa dei diritti civili”.

Ad annunciare la scomparsa, questa mattina, è stato il figlio Jean, ricordando che “avrebbe compiuto 90 anni il 13 luglio”. Nella pioggia di omaggi unanimi, l'ex presidente socialista, Francois Hollande, ricorda la “dignità di una bambina ebrea gettata nel baratro della Shoah che divenne, per tutti i francesi, un'alta figura morale”. “Resterà per sempre immortale”, gli fa eco un altro presidente emerito, Nicolas Sarkozy. Riconoscimenti bipartisan che evidenziano quanto la Veil sia stata una delle figure più apprezzate nella storia della Quinta Repubblica. Pare che quando andasse al supermercato sotto casa le cassiere la ringraziassero regolarmente per il suo impegno in favore delle donne. E oggi, anche la leader del Front National, Marine Le Pen, in genere non tenera con gli architetti dell'Europa, ha tenuto ad omaggiarla. Figlia di genitori ebrei, i Jacob, la Veil, nacque nell'estate del 1927 a Nizza. Dopo l'arresto, nel 1944, a 16 anni, venne deportata insieme alla famiglia verso i campi di sterminio nazisti. Tragedia immane che le lacerò la vita, con la morte di entrambi i genitori, ma che non basterà a scalfire il suo ottimismo nel progresso. “Una guerriera”, la ricordano oggi a Parigi.

Femminista lo è sempre stata e con gli anni “lo sono sempre più”, affermò qualche anno fa, deplorando che “malgrado la parità le leggi continuano ad essere fatte per gli uomini”. Nel 1974, da ministro della Salute sotto il governo di Valérie Giscard d'Estaing, presentò la legge sull'aborto che venne approvata l'anno successivo, momento cruciale per l'emancipazione femminile e la giustizia sociale. Tra l'altro, fu la sesta donna ad accedere all'Académie francaise, la prestigiosa istituzione fondata dal cardinale Richelieu. Dieci anni fa, per gli 80 anni, pubblicò l'autobiografia 'Une vie'. Una testimonianza “necessaria” – disse – di tutte “le prove” superate.

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