Estero

Germania, multe fino a 50 milioni di euro per chi incita all'odio sui social

(Gabriele Putzu)
30 giugno 2017
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Il Parlamento tedesco ha approvato una misura per far fronte al problema dell’incitamento all’odio sui social media, introducendo la possibilità di imporre ai siti multe salatissime. In particolare le maxi sanzioni sono previste per quei siti che non rimuovono i contenuti illegali, incluse le 'false notizie' diffamatorie, entro una settimana.

La norma obbliga i social network a mettere a disposizione degli utenti una procedura semplice, da riconoscere e utilizzare per segnalare i post che violano le leggi, quelli, cioè, che contengono ad esempio diffamazioni o minacce, incitano all’odio, inneggiano al nazismo, sono legati al terrorismo o diffondono materiale pedopornografico.

I gestori dei siti devono valutare subito i reclami e rimuovere entro 24 ore i post evidentemente passibili di pena, mentre per i casi più complicati il termine è di una settimana. Multe pesanti per i siti che non si attengono alle nuove regole: la persona indicata come responsabile per la gestione delle denunce rischia una multa fino a 5 milioni di euro, che può salire fino a 50 per i social network.

“Siamo impegnati ad essere parte della soluzione ai contenuti offensivi illegali online e faremo di tutto per rispettare la nuova legge in Germania, nonostante le riserve e gli interrogativi ancora aperti”, ha reagito un portavoce di YouTube. “Da tempo – ha proseguito – siamo convinti che ci siano modalità più sofisticate per affrontare questo problema, per questo continueremo a lavorare a fianco ai governi, le forze dell’ordine, la società civile e altre aziende per sviluppare nuovi strumenti per affrontare e contrastare i contenuti offensivi online”.

Proprio nei giorni scorsi i giganti del web hanno stretto un’alleanza contro il terrorismo. Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube hanno annunciato la creazione del 'Global Internet Forum to Counter Terrorism' contro i contenuti terroristici online. L’alleanza, si legge in un a nota, “formalizzerà e strutturerà le aree esistenti e future della collaborazione tra le nostre aziende e promuoverà la cooperazione con le aziende tecnologiche più piccole, la società civile, gli accademici, i governi e gli organismi sovranazionali come l’Ue e l’Onu”.

“La diffusione del terrorismo e dell’estremismo violento è un problema globale urgente e una sfida critica per tutti noi – mettono in evidenza –. Crediamo di poter avere un impatto maggiore sulla minaccia del contenuto terroristico online lavorando insieme e condividendo il meglio delle nostre rispettive tecnologie e modalità operative”.

Il disegno di legge – voluto dal ministro della Giustizia, il socialdemocratico Heiko Maasha – ha sollevato polemiche in Germania. L’accusa più diffusa: il governo mette a rischio la libertà di espressione su internet e affida ad aziende private un compito che spetterebbe alla giustizia. C’è il rischio che i social network, per timore di incorrere nelle multe, cancellino precipitosamente i contenuti, spiegano ad esempio i sindacati dei giornalisti dju e djv. Toni simili arrivano dall’associazione degli editori, che teme una “polizia privata delle opinioni” imposta dallo Stato.

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