Estero

Per la Corte di Stasburgo, Londra può sospendere le cure al piccolo Charlie. Il bambino soffre di una rara e fatale malattia genetica

27 giugno 2017
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La Corte europea dei diritti umani ha ritirato le misure preventive per il piccolo Charlie Gard e approvato le decisioni prese dai tribunali britannici in base alle quali si possono sospendere le cure a cui finora è stato sottoposto per mantenerlo in vita.

La Corte di Strasburgo ha dichiarato oggi inammissibile il ricorso presentato dai genitori del piccolo Charlie Gard. Di conseguenza, la Corte ha stabilito che le misure preventive da lei stessa imposte alcune giorni fa a Londra per continuare a tenere in vita Charlie devono considerarsi decadute.

Nel ricorso i genitori del bimbo, che soffre di una rara e fatale malattia genetica, avevano sostenuto che l’ospedale ha bloccato l’accesso a un trattamento per mantenere in vita il piccolo negli Stati Uniti. violando cosi il diritto alla vita e anche quello alla libertà di movimento. Inoltre, avevano denunciato le decisioni dei tribunali britannici “come un’interferenza iniqua e sproporzionata nei loro diritti genitoriali”. La Corte di Strasburgo, nel decidere sul ricorso, ha tenuto conto “del considerevole margine di manovra che gli Stati hanno nella sfera dell’accesso alle cure sperimentali per malati terminali e nei casi che sollevano delicate questioni morali ed etiche”. La Corte ha anche ribadito che non le spetta il compito di sostituirsi alle competenti autorità nazionali. “Da questa prospettiva la Corte ha dato peso al fatto che esiste una legislazione – compatibile con la Convenzione europea dei diritti umani – che regola sia l’accesso ai trattamenti sperimentali che la sospensione dei trattamenti per tenere in vita qualcuno”, si legge nel comunicato della Corte di Strasburgo. Inoltre, i giudici di Strasburgo hanno rilevato che “le decisioni dei tribunali nazionali sono state meticolose e accurate e riesaminate in tre gradi di giudizio con ragionamenti chiari ed estesi che hanno corroborato sufficientemente le conclusioni a cui sono giunti i giudici”.

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