Estero

A Gentiloni la guida del Renzi.2

Il nuovo, "vecchio", governo italiano
13 dicembre 2016
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Si scrive Gentiloni e si legge Renzi. Il nuovo governo italiano ha giurato ieri sera e chiederà oggi la fiducia alla Camera. L’esecutivo, formato in tempi rapidissimi, come aveva chiesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ricalca in gran parte quello presieduto da Matteo Renzi, dimessosi dopo il referendum.

La sua firma politica è trasparente nella carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio assegnata a Maria Elena Boschi, firmataria della riforma costituzionale affossata dal voto del 4 dicembre. Diciotto i ministri con cinque new entry e la riconferma di tutti gli uscenti tranne il ministro Stefania Giannini e la Boschi suddetta, messa di guardia a Gentiloni.

Oggi l’ex ministro degli Esteri (sostituito nel ruolo da Angelino Alfano) presenterà il proprio programma alle Camere, chiedendo su di esso la fiducia. Oltre a quella delle opposizioni (già in campagna elettorale) non avrà quella di Denis Verdini e dei suoi mercenari, che avevano chiesto posti in governo per votarlo. Secondo il conteggio dei voti al Senato (dove l’ipotetica maggioranza di Gentiloni è più misurata), quelli di Verdini non sono comunque decisivi per la fiducia; e tutto sommato Gentiloni potrà un giorno vantarsi di non averli chiesti.

Quanto alla fiducia del Pd, beh, l’avrà, ma a denti stretti; e con l’avvertimento, formulato da un Bersani un po’ confuso, che poi dovrà guadagnarsela provvedimento su provvedimento. Come se questo non fosse un esecutivo il cui compito esclusivo è quello di portare l’Italia alle elezioni anticipate. A questo proposito, hanno osservato le vecchie volpi, per un esecutivo non destinato sulla carta a durare sino a fine legislatura, i numeri “stretti” al Senato consentiranno alla maggioranza di decidere con più facilità se e quando staccare la spina.

Gentiloni, però, ha preso l’impegno sul serio e ha già annunciato che il suo governo avrà come priorità il disagio sociale, l’occupazione al Sud, tanto da aver rispolverato un ministero ad hoc. Il suo, ha ripetuto, non è nato come un cosiddetto “esecutivo di scopo”, ma con un’agenda chiara che si fonderà sulla stessa maggioranza di prima, seppure, per stessa ammissione dei vertici Pd, non dovrebbe arrivare a fine legislatura.

«Le elezioni sono un appuntamento imminente, è evidente che nell’arco dei prossimi mesi andremo alle elezioni che noi e gli altri più di noi in questi giorni hanno invocato», ha infatti chiarito Renzi, annunciando un congresso anticipato del Pd e assicurando comunque “responsabilità verso il governo ed il Paese”.

Con tutto che Gentiloni dovrà cominciare a preoccuparsi se lo sentirà dire “Paolo stai sereno”... Le opposizioni non hanno certo aspettato il giuramento per schierare l’artiglieria. Una fotocopia sbiadita del governo Renzi, un fortino assediato, così è stata definita la compagine di Gentiloni. La Lega e i 5Stelle hanno annunciato mobilitazioni di piazza e raccolte di firme per chiedere elezioni immediate. Sanno perfettamente che non serviranno a nulla, ma bisogna pur tenere occupate le truppe in vista dell’assalto conclusivo.

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