Estero

Panama Papers: la fuga di notizie che sta facendo tremare il mondo 

4 aprile 2016
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Panama Papers è una fuga di notizie di dimensioni colossali. Più vasta persino di quelle di Wikileaks nel 2010 e delle intercettazioni della Nsa americana svelate da Edward Snowden nel 2013, sta facendo tremare leader e vip di mezzo mondo colpevoli di aver nascosto le loro ricchezze in paradisi fiscali per evadere le tasse. Dagli 11 milioni di documenti analizzati da giornalisti di 76 Paesi diversi, sono emersi i nomi di almeno 140 tra politici, personaggi famosi, imprenditori e sportivi e di 12 leader politici tra re, presidenti e primi ministri. 

Cosa sono i 'Panama Papers': 

Uno sterminato archivio di documenti, relativi agli ultimi 40 anni, fatti filtrare da uno studio legale, Mossack Fonseca, specializzato in conti offshore e che ha sede a Panama. Lo studio non è molto noto, ma ha uffici sparsi nei 5 continenti da Miami, a Hong Kong, a Zurigo, a 42 altre località. I documenti sono stati analizzati e quindi portati alla luce da giornalisti di tutto il mondo facenti parte del team dell’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), rete globale di giornalismo investigativo. I documenti sono passati al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung e da questo condivisi poi con un pool di oltre 300 reporter investigativi di vari media internazionali fra cui i britannici Guardian e Bbc. In Svizzera il lavoro è stato coordinato dalla cellula d’inchiesta del "Matin Dimanche" e della "SonntagsZeitung".

Chi è coinvolto?

In Russia: Putin viene ritenuto coinvolto indirettamente attraverso la figura di Serghei Roldugin: un musicista indicato fra i suoi migliori amici e padrino di battesimo di una delle sue figlie, che appare il terminale – almeno nominale – di un trasferimento sotto banco di ben due miliardi di dollari partiti da Bank Rossia (istituto di credito guidato da Yuri Kovalciuk, che gli Usa sostengono essere una sorta di banchiere del Cremlino) per essere indirizzati poi a Cipro e nel paradiso delle Isole Vergini Britanniche. Sospetti che peraltro un portavoce del Cremlino ha subito respinto come una montatura politica, assicurando che Mosca ha i mezzi per difendere in sede legale la reputazione di Putin.

In Italia: l’Espresso evoca Montezemolo, l’imprenditore Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante e coinvolto in un’inchiesta per truffa con Marcello dell’Utri, l’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli oltre a Ubi e Unicredit. 

In Islanda: il premier islandese Sigmundur Gunnlaugsson oggi dovrà riferire in parlamento sulla vicenda che lo vede coinvolto insieme con la moglie. Le opposizioni in Islanda ne chiedono le dimissioni e la convocazione di elezioni anticipate. Il primo ministro islandese dovrà spiegare l’acquisto nel 2007 di una società offshore, la Wintris, utilizzata per investire milioni di dollari che i coniugi Gunnlaugsson avevano ereditato. Quando è entrato in parlamento nel 2009, il premier no ha fatto menzione della società e otto mesi dopo ne ha venduto il 50% alla moglie.

Dall'Arabia Saudita alla Cina: somme da capogiro e beni di lusso (fra cui yacht da favola) sarebbero stati sottratti al fisco da Salman re dell’Arabia Saudita, dal re del Marocco Mohammad VI, dai figli del presidente dell’Azerbaigian, dal presidente filo-occidentale ucraino Poroshenko. E pure da familiari di Xi Jinping: il leader di Pechino che a parole ha fatto della lotta alla corruzione il suo slogan.

Altro denaro risulta riconducibile a 33 sigle o individui inseriti nella lista nera degli Usa per asserite connessioni con i signori della droga messicani, con organizzazioni definite terroristiche come gli Hezbollah sciiti libanesi, con Stati quali Corea del Nord o Iran.

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