Confine

Soldi 'sbiancati' in Russia via Ticino

La Procura di Varese ha ricostruito un importante traffico di capitali frutto di evasione fiscale

Tipress
11 dicembre 2019
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Una 'fabbrica per soldi puliti' è stata scoperta dal Nucleo di polizia economica-finanziaria della Guarda di Finanza di Varese, nel corso di una inchiesta coordinata da Gaetano Ruta, sostituto della Procura di Varese. Una indagine che in un paio d'anni ha documentato l'attività di una associazione per delinquere attiva da Varese, Milano, Torino, Inghilterra e Canton Ticino.

Riciclaggio internazionale

Dell'inchiesta si è avuta notizia stamane, dopo che le fiamme gialle varesine hanno eseguito un'ordinanza ci custodia cautelare in carcere alla persona ritenuta responsabile dei reati di riciclaggio internazionale, trasferimento fraudolento di fraudolenti e tributari.  Per gli stessi reati sono indagati a piede libero 14 imprenditori, residenti nelle province di Milano e Torino. Contestualmente al provvedimento cautelare la Guardia di finanza ha sequestrato beni per 3,5 milioni di euro. L'inchiesta ha preso il via da una verifica fiscale in una impresa varesina, il cui proprietario è stato arrestato.

Fatture false

L'imprenditore per il tramite di alcuni 'consulenti/promotori di servizi', così come gli altri quattordici indagati, avrebbe occultato all’estero ingenti somme di denaro, per lo più provenienti da evasione fiscale in Italia. Stando alla ricostruzione dell'accusa l'organizzazione metteva a disposizione dei propri 'clienti', alcune società cartiere che, tramite fatture false, fornivano giustificazioni al drenaggio del denaro verso la Russia, dopo essere essere passato dal Ticino e dell'Inghilterra del denaro, che una volta uscito dall'Italia sarebbe servito per operazioni immobiliari.

In Russia, hanno ricostruito gli investigatori, il denaro finiva su conti correnti intestati ad alcuni dei soggetti indagati a piede libero. Soggetti che hanno avuto a disposizione di carte di credito utilizzabili in Italia in maniera del tutto anonima. Inoltre le disponibilità finanziarie potevano essere destinate ad una società finanziaria di diritto danese che, stipulando un fittizio contratto di finanziamento con il cliente, consentiva a quest’ultimo di rientrare in possesso del proprio capitale ormai ripulito.

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