Confine

I porti sono chiusi. A Como arrivano i 'dublinati'

La preoccupazione del direttore della caritas diocesana: 'Con i vari decreti antimigranti di Salvini ci saranno 1'228 persone senza più un alloggio'

archivio Ti-Press
29 giugno 2019
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I porti italiani sono chiusi, ma a Como i migranti continuano ad approdare. Arrivano dal Nordeuropa. Sono i ‘dublinati’, ovvero coloro che, in base al trattato di Dublino, possono essere rispediti al Paese europeo in cui sono sbarcati, cioè l’Italia. «Mediamente sono 20/30 la settimana. Vengono consegnati a Ponte Chiasso e una volta identificati lasciati liberi», dice Giancarlo Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como.

A quel punto cosa succede? «Molti di loro vengono da noi a cercare aiuto, ma possiamo fare molto poco: dargli da mangiare. Per cui scompaiono. Sono migranti in continuo movimento. Non di rado si affidano ai passatori per scappare nuovamente in Svizzera, nella speranza di passare le Alpi, arrivare in Germania e anche oltre. I passatori? Quelli non mancano mai». Invisibili che vanno ad aumentare il numero dei senza tetto; una realtà a Como già molto pesante e che rischia di esplodere. Il perché è nelle parole di Bernasconi: «Con i vari decreti antimigranti di Salvini entro poche settimane a Como ci saranno 1’228 persone senza più un alloggio. Nessuna organizzazione che si occupa di accoglienza migranti e richiedenti asilo ha partecipato al bando della Prefettura per l’affidamento dei centri di accoglienza».

Il motivo della diserzione in massa delle associazioni va ricercato nella decisione di Salvini di (quasi) dimezzare quanto riconosciuto come contributo, sceso da 32/33 a 18 euro al giorno. «Con questo stanziamento i nostri centri diventerebbero dei ‘parcheggi’ – sostiene il direttore della Caritas diocesana lariana –. Così facendo significa non fare integrazione. Sia chiaro: la nostra decisione di non aver aderito al bando non è economica, ma riguarda la possibilità di garantire, come è stato sino ad oggi, la qualità dei servizi a esseri umani, in quanto tali. Ma qualcuno a Roma, così come a Como, dimostra di averlo dimenticato».

In discussione, in effetti, ci sono oltre duecento posti di lavoro: medici, psicologici, insegnanti, avvocati ed altre figure professionali.

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