Confine

Como, 'diamo un tetto ai senzatetto'

Chiuso il dormitorio in via Sirtori, peggiora nella città di confine l'emergenza dei migranti sprovvisti di un posto dove dormire. Da qui l'appello di Chiesa e Caritas

2 maggio 2019
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L’esercito dei senzatetto a Como è cresciuto di cinquanta unità dopo la chiusura del dormitorio di via Sirtori, essendo terminata l’‘emergenza freddo’ che quest’anno è stata prolungata di un mese. E quindi da difficile che era, l’emergenza senza tetto a Como è peggiorata. «E continuerà a peggiorare con l’espulsione dai centri di accoglienza dei migranti, così come previsto dal decreto Salvini» pronostica don Giusto Della Valle. Dello stesso avviso anche Roberto Bernasconi, direttore della Caritas Diocesana di Como. Insomma, in riva al Lario si impone un dormitorio per dare un tetto ai senzatetto che affollano i portici dell’auditorium San Francesco, sotto l’Annunciata e le aure dismesse. Un dormitorio reclamato dal fatto che a Como fra i senza tetto ci sono anche una ventina di donne di età compresa fra i 24 e i 70 anni. E per indurre il Comune di Como – che continua ad essere sordo alle sollecitazioni che giungono dal mondo del volontariato –, a realizzare un dormitorio, tre consigliere comunali hanno presentato una mozione bipartisan. Patrizia Maesani, ex capogruppo di Fratelli d’Italia, passata al gruppo misto, Barbara Minghetti (Svolta civica) e Patrizia Lissi (Pd) hanno presentato una mozione sottoscritta da Bruno Magatti (Civitas), Maurizio Traglio e Vittorio Nessi (Svolta Civica), Stefano Fanetti e Gabriele Guarisco (Pd), Davide Gervasoni e  Luca Biondi (Forza Italia) che sembra aver fatto breccia. Lo conferma l’adesione alla campagna #mettiamocilafaccia volta a dare maggior impulso alla richiesta di un nuovo dormitorio permanente in città che sta coinvolgendo volti e nomi, parecchi dei quali molti conosciuti. «Altri consiglieri comunali hanno aderito alla mozione – dice Maesani –. In consiglio comunale siedono cinque volontari che hanno svolto servizio nel dormitorio e che continuano ad assistere migranti e senzatetto. Si tratta innanzitutto di una questione di dignità umana, oltre che di decoro della città e di igiene. Attrezzare un dormitorio per tutto l’anno, gestito dalle stesse associazioni che partecipano al progetto ‘Emergenza freddo’ non è un discorso di sinistra, ma di civiltà e buon senso».

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