Confine

Condannato collezionista compulsivo di armi

Si tratta di un ex-maresciallo dell'esercito italiano del Varesotto. Molti dei fucili e revolver, oltre a 12'161 munizioni, entravano in Lombardia dal Ticino

(Ti-Press)
4 aprile 2019
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Sei anni e otto mesi di reclusione è la condanna inflitta a un 56enne ex-maresciallo dell'Esercito residente nel Varesotto, collezionista compulsivo di armi, diventato nel  corso degli anni il destinatario finale di un gigantesco traffico internazionale di armi che dal Canton Ticino entravano clandestinamente in Lombardia dal valico di Zenna.

I giudici della Corte d'Appello di Milano lo hanno condannato  per reiterate violazioni della normativa sulle armi, ma quando l’uomo fu fermato non sarebbe stato più lui. Nel corso dell'istruttoria processuale si è appreso infatti che l'ex-maresciallo, a seguito di un esaurimento nervoso, soffriva di un disturbo-maniacale che lo ha portato ad acquistare decine di armi da guerra, munizioni di vario calibro, pugnali, un ordigno esplosivo e anche penne-pistola come quelle di James Bond. Da qui il consistente sequestro.

Dell’arsenale facevano parte 33 armi lunghe, 48 revolver e pistole, 108 caricatori, 12'161 munizioni di vario calibro, 4 silenziatori, 1'200 inneschi per munizioni, baionette e pugnali, ogive, bossoli, un ordigno con innesco a inciampo, polvere da sparo, pallini di piombo. L'inchiesta che ha portato alla scoperta delle armi, alla denuncia dell'uomo e alla condanna era iniziata con il fermo al valico di Zenna, 12 anni fa, di una station wagon Fiat sulla quale la Guardia di Finanza di Luino, nel vano della ruota di scorta, trovò una mitraglietta (fabbricazione italiana, assemblaggio svizzero) chiusa con un lungo silenziatore irregolare e 1500 munizioni. Dal corriere di armi – un incensurato impiegato già condannato a due anni di carcere – le Fiamme Gialle erano risalite al maresciallo in pensione, condannato a 8 anni a Varese, ma che per la prescrizione di alcuni reati si è visto ridurre la condanna dai giudici dell'Appello. Non sufficiente per evitare il carcere, anche se il legale ha annunciato il ricorso in Cassazione.

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