Confine

Giorgia, viva per miracolo: 'Nemmeno con il morto cambia'

Il veicolo che la precedeva 'andava a 30 all'ora'. Nelle parole della testimone, in onda integralmente nel Regionale di Rft, rammarico, sconcerto e rabbia

((Rescue Media))
3 aprile 2018
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«Ognuno meriterebbe di morire nel proprio letto. E poi, sapere che si stavano recando in chiesa...». Giorgia Bettosini Tadina è una testimone del dramma della Val Vigezzo. Le sue parole saranno in onda integralmente questa sera nel Regionale di Radio Fiume Ticino. Nel suo studio di estetista – l'Art-Estetica di Losone – la 46enne residente a Minusio aveva ospitato qualche giorno prima di Pasqua Elena Maria Ausilia Scolari, la 53enne che ha perso la vita nell'abitacolo della sua autovettura insieme al marito Marco Brignoli. «Quando ho visto la sua foto, mi sono resa conto che era stata qui da poco. Avevamo parlato, trovato una bella intesa. Era solare, simpatica, sorridente. Sapere di avere avuto a che fare con quella persona mi ha scioccata ancora di più», riferisce l'estetista, riportando molti particolari di quel giorno. «Forse per la prima volta dobbiamo ringaziare quello davanti a noi, che andava a 30 all'ora e non ne potevamo più. Dopo una curva abbiamo visto un'auto che si muoveva in retromarcia, e ci siamo resi conto che le stava franando addosso qualcosa».

Tra i pensieri dell'estetista c'è la constatazione che soltanto il destino non l'ha voluta al posto della vittima («Io sono qua, ringrazio il cielo, non era il mio momento»). Da madre, pensa all'eventualità che in caso contrario i suoi bambini avrebbero perso «due genitori in un momento solo». Ma c'è anche e soprattutto il rammarico che «in un giorno di festa qualcuno deve piangere i suoi cari». Un rammarico che aumenta pensando ad una strada della quale «sono anni che si dice di volerla mettere a posto, ma continua a fare schifo. Ogni tanto ti capita di percorrerla senza pensare cosa può succederti, altrimenti non ci passi più». E il rammarico, alla fine, diventa rabbia: «In Italia nemmeno con il morto cambia qualcosa. Sarebbe il caso che una buona volta la Svizzera blocchi i ristorni e cominci a consegnarli ai comuni confinanti, così che possano investirli per la sicurezza dei propri concittadini».

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